di Francesco Ciabattoni (Georgetown University).
L’ultimo Festival ha visto Marco Mengoni come vincitore con “Due vite”. Una bella canzone e un grande interprete, che riporta in un ambito melodico la palma del vincitore. Nelle edizioni precedenti il Festival aveva premiato artisti come Mahmood (2019) Diodato (2020) Maneskin (2021) e Mahmood e Blanco (2022), con uno stile non tradizionalmente cantautorale che esplorava i nuovi linguaggi della musica e della performance, oltre che tematiche mai sentite prima sul palco del teatro Ariston.
Storicamente, tuttavia, cantautori e cantautrici, specie delle prime generazioni, con Sanremo ebbero un rapporto conflittuale. È pur vero che alcuni cantautori lo hanno vinto, il Festival dei fiori (solo per fare qualche nome Sergio Endrigo nel 1968, Riccardo Cocciante nel 1991, Vecchioni nel 2011, e parecchi altri), e si può addirittura dire che il termine cantautore sia stato lanciato sul palco del Casinò della città ligure (con “Volare” Domenico Modugno vinceva l’edizione del 1958 cantando “con l’ali aperte”), sono state molte le tensioni, anche produttive a volte, fra “il cantautorato” e il Festival. Ne è una testimonianza questa intervista del 1985 di Enzo Biagi a Guccini, De André, Dalla e De Gregori.
Ma forse la rottura avvenne proprio il 27 gennaio 1967, quando Luigi Tenco, si tolse la vita dopo che la sua canzone (“Ciao amore ciao,” cantata con Dalida) fu eliminata dal Festival, una tragedia in qualche oscura maniera fondante nella storia della canzone italiana, come ricostruisce Marco Santoro in Effetto Tenco (2010). Il cantautore Genovese era un personaggio chiave nel panorama della nascente categoria artistic ache oggi chiamamo “cantautorato,” una Colonna della cosiddetta “Scuola Genovese”. Il suo suicidio indusse alcuni suoi amici a scrivere canzoni toccanti, come “Festival” di De Gregori (1976) e “Preghiera in gennaio” di De André, la prima che appunta lo sguardo sulla vittima e sulla reazione opportunistica dei media e dell’industria musicale, la seconda scritta a breve distanza dal fatto, venata di polemica religiosa mediata attraversa una poesia di Francis Jammes (“Prière pour aller au paradis avec les ânes”).
Negli anni ’70 e ’80 si registra un netto distanziamento dei cantautori dal Festival, per ragioni estetiche, ideologiche, e forse anche di moda. Francesco Guccini, al minute -48’:40’’ di questo speciale TG1 RAI del 1982 (ma filmato il 28 Novembre 1981) spiega bene il perché. Fatto sta che Sanremo—che “pugnalava” alla radio Sergio Caputo, divenne in quell periodo un rifugio per melodisti, tradizionalisti, e passatisti, con poca vitalità o interesse per la sperimentazione o il sociale.
Che piaccia o non piaccia, il Festival è oggi una cartina tornasole piuttosto interessante dell’aria che tira nella musica italiana, e vi partecipano cantanti di ogni stile, genere, estrazione e background artistico. Il Festival si sforza di essere, insomma, fotografia del bel paese dove ’l sì sona. Per quanto sfocata e imprecisa, la “kermesse” di giovani e meno giovani che sfila sul palco presenta una quadro che ci dice qualcosa del nostro paese, delle sue ambizioni e speranze, delle sue paure, e pure dei limiti così come delle eccellenze musicali, (che talvolta rimangono nascoste solo nella buca dell’orchestra, incredibilmente professionale e preparata). In fondo, se non lo si prende troppo sul serio, guardare il Festival di Sanremo può essere molto divertente.
Qui sotto vi propongo una selezione, del tutto arbitraria, di cantautrici e cantautori che hanno partecipato e talvolta vinto il Festival nel corso degli anni.
Domenico Modugno, “Nel blu dipinto di blu” 1958
Luigi Tenco “Ciao amore ciao” 1967
Lucio Dalla, “Piazza Grande” 1972
Grazia Di Michele, “Le ragazze di Gauguin” 1986
Luca Barbarossa, “Portami a ballare” 1992
Gerardina Trovato, “Ma non ho più la mia città” 1993
Carmen Consoli, “Amore di plastica” 1996 e “Confusa e felice” 1997
Elisa, “Luce” 2001
Daniele Silvestri, “Salirò” 2002
Roberto Vecchioni, “Chiamami ancora amore” 2011
Paola Turci “Fatti bella per te” 2017