Di Francesco Ciabattoni (Georgetown University)
Lo stile teatrale di Enzo Jannacci (1935-2013) e l’amore per la sua città natale, Milano, e il suo dialetto, lo hanno spinto a cantare sul proletariato urbano e su coloro che vivono ai margini della società. Negli anni del cosiddetto “miracolo economico” dell’Italia (1958-1960), quando il crimine appariva allo stesso tempo disorganizzato e romantico, Jannacci esordiva come cantautore di talento e interprete istrionico, prestando la sua voce (ma anche la sua teatralità) a brani scritti da altri o in collaborazione con altri autori. Ne sono un esempio il successo del 1964 “Quella cosa in Lombardia”, con musica di Fiorenzo Carpi e parole del poeta Franco Fortini, e “La luna è una lampadina” di Carpi e il premio Nobel 1997 Dario Fo. Jannacci ha co-firmato “L’Armando” con Fo, e ha dato vita a collaborazioni durature con lui e Giorgio Gaber, spesso producendo “capolavori di surrealismo pop, storie urbane folli che raccontano il passaggio dall’Italia più semplice e paternalistica di dagli anni Cinquanta al paese neocapitalista degli anni Sessanta ”(Carrera, 331).
Sebbene la produzione successiva di Jannacci fosse principalmente in italiano, il suo stile tragicomico e alienante non ha mai perso l’energia visionaria e travolgente che ha così ipnotizzato il pubblico. Canzoni come “Vincenzina e la fabbrica” (1974) impiegano uno stile melodico italiano piuttosto classico per descrivere i sentimenti di una giovane donna del sud Italia che lavora in una fabbrica di Milano. Se qui Jannacci metteva a nudo le stridenti contraddizioni e difficoltà della società industriale in una grande metropoli del nord Italia, nel blues ambulante “Quelli che…” prende in giro sottilmente l’indifferenza e l’ipocrisia così diffuse tra gli italiani. Enzo Jannacci è stato un cardiologo di alto profilo, (ha collaborato anche con Christian Barnard), un pianista di talento, un cantautore geniale, un attore e sceneggiatore brillante, le canzoni distintive di Jannacci combinano intelligenza con sciocchezze e critica sociale. Gli elementi jazz e swing sono una parte significativa del suo stile musicale, e si mescolano a un umorismo assurdo e a un amaro realismo, rendendo Enzo Jannacci uno degli autori e interpreti più versatili, profondi e influenti della canzone d’autore italiana.
Bibliografia:
Carrera, Alessandro. “Folk music and popular song from the nineteenth century to the 1990s” in The Cambridge Companion to Modern Italian Culture, ed. by Z. Barański and R. West, Cambridge University Press, 2001, pp. 325-335.