Måneskin

Di Francesco Ciabattoni (Georgetown University)

Il successo internazionale dei Måneskin, esploso nel 2021, è quasi senza precedenti nella storia del rock o del pop italiano: i quattro musicisti—Damiano David (voce), Victoria De Angelis (basso), Thomas Raggi (chitarra) e Ethan Torchio (batteria)—sono giunti alla ribalta mondiale quattro dopo la partecipazione a X Factor Italia nel 2017, sotto la guida di Manuel Agnelli, storico fondatore degli Afterhours.

Una recente intervista su NPR ne presenta il repertorio bilingue e gli esordi, forse un po’ romanticamente rievocati da Damiano e Victoria, come suonatori di strada nelle vie della capitale. Così l’America guarda un po’ all’Italia e alla musica italiana anche attraverso i Måneskin. Sarà forse proprio perché la band romana si nutre essenzialmente di musica americana e ha un sound americano, e dunque globale, che non desta sorprese nel pubblico d’oltreoceano? Nessuna aperto riferimento, da parte della band, a cantautori o artisti rock italiani. È vero che Damiano David ha dichiarato, su Flaunt, che gli piace ascoltare “L’italiano” di Toto Cutugno, un pezzo sicuramente iconico, ma un po’ troppo sanremese per una band rock, hip hop, metal, e per Damiano, che altrove dichiara di ascoltare Steven Tyler, che esordisce su Youtube con una cover di “Raggamuffin” di Selah Sue e che si fa riprendere dicendo“Esketit” (espressione slang da “Let’s get it”, divenuta il titolo di una canzone di Lil’ Pump). Viene il sospetto che il cantante dei Måneskin volesse depistare per evitare di essere incasellato…. Ma forse invece è chi scrive qui che non sa spiegarsi un sincero apprezzamento di Damiano David per il cantante di Fosdinovo.

I Måneskin, che dal secondo album in poi partecipano alla scrittura di tutte le canzoni, alternano testi in inglese e in italiano. Damiano talvolta canta con una vocalità da band metal, sporcando la voce quel tanto che basta. Malgrado l’inglese faccia parte del repertorio dei Måneskin sin dal primo album (“Fear Nobody”, “Are You Ready?”, “Sh*t Blvd” da Il Ballo della vita, 2018) il loro debutto sul mercato America è arrivato solo nel 2021 con una cover di “Beggin’” dei Four Season, ma con Rush (2023) hanno scalato le classifiche internazionali e si sono solidamente collocati nel contesto delle rock band mondiali, riscuotendo successo in Europa, America, e Giappone.

Con una varietà di generi musicali che oscilla dall’acustico all’hard rock e al glam rock, e con temi che variano dall’amore, anche in versione hard (“For Your Love ”), al rifiuto del genere rigidamente binario e dalla ribellione generazionale (“Vent’anni”) e alla rivendicazione di uno spazio e una voce autonomi (“Zitti e buoni”). Ma alcuni brani recano traccia anche di un più tradizionale stile cantautorale (“Coraline”) o virano verso la ballata pop (“Torna a casa”). I Måneskin hanno attirato successo e critiche anche feroci (si veda quella del violinista Uto Ughi, ma anche quelle apparse su Rolling Stones e The Atlantic).

Per quanto riguarda i brani in italiano, che costituiscono la maggior parte del repertorio della band fino al 2022, il registro linguistico si distingue soprattutto per le forti variazioni diafasiche e diastratiche. Il brano che li ha lanciati sulla scena internazionale vincendo l’Eurofestival (“Zitti e buoni”, da Teatro d’ira – Vol. I, 2021) linguaggio giovanile (“fra’”, “siga”, “fuori di testa”), colloquialismi spinti (“mo’ li prendo a calci ‘sti portoni), turpiloquio (“Vi conviene toccarvi i coglioni”, “non sa di che cazzo parla”). Ma in generale, al loro terzo album, la band romana sperimenta generi e stili diversi e sarebbe limitativo attribuire loro etichette, tuttavia l’impressione è che per ora il loro maggiore interesse sia sul sound e sull’immagine più che sulla cura dei testi. E da questo punto di vista i Måneskin crescono in capacità ad ogni uscita, senza paura di sfidare le convenzioni.

BIBLIOGRAFIA:
Gagliani, Annibale “La rivalsa dei giovani italiani nel linguaggio dei Måneskin,” Treccani Online, 12 Maggio 2023.

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