29 settembre

Testo di Mogol; Musica di Lucio Battisti, 1967 (versione incisa dall'Equipe 84), 1969 (versione incisa da Lucio Battisti)

Seduto in quel caffè
io non pensavo a te
guardavo il mondo che
girava intorno a me
poi d’improvviso lei sorrise
e ancora prima di capire
mi trovai sottobraccio a lei
stretto come se non ci fosse che lei.

Vedevo solo lei
e non pensavo a te
e tutta la città
correva incontro a noi
il buio ci trovò vicini
un ristorante e poi
di corsa a ballar sottobraccio a lei
stretto verso casa abbracciato a lei
quasi come se non ci fosse che
quasi come se non ci fosse che lei
quasi come se non ci fosse che
quasi come se non ci fosse che lei.

Mi son svegliato e
e sto pensando a te
ricordo solo che
che ieri non eri con me
il sole ha cancellato tutto
di colpo volo giù dal letto
e corro lì al telefono
parlo, rido e tu, tu non sai perché.

T’amo, t’amo e tu, tu non sai perché
parlo, rido e tu, tu non sai perché
t’amo t’amo e tu, tu non sai perché
parlo, rido e tu, tu non sai perché
t’amo, t’amo e tu, tu non sai perché…

September 29

Translated by: Francesco Ciabattoni

Sitting in that coffee place
I wasn’t thinking of you
I looked at the world,
spinning around me
suddenly, she smiled
and before I even realized it
I found myself arm in arm with her
tight as if there were nothing other than her.

I only saw her
and did not think of you
and the entire city
ran towards us
darkness found us together
in a restaurant and then
so fast, dancing arm in arm with her,
hugging tightly as we head home together
almost as if there were nothing other than her
almost as if there were nothing other than her
almost as if there were nothing other than her
almost as if there were nothing other than her.

I woke up and
I’m thinking of you
all I remember is
that yesterday you weren’t with me
the sun has erased everything
suddenly I leap off the bed
and run to the phone

I talk and laugh and you, you don’t know why.
I love you, love you and you don’t know why
I talk and laugh and you, you don’t know why
I love you, love you and you don’t know why
I talk and laugh and you, you don’t know why
I love you, love you and you don’t know why…

Di Francesco Ciabattoni (Georgetown University)

Un uomo sposato incontra una donna in un bar, ha una relazione con lei e obliando completamente la moglie si abbandona alla nuova avventura sessuale. La mattina dopo, l’uomo si sveglia e chiama la moglie, è una conversazione normale ma nei loro scambi si percepisce una sensazione di imbarazzo. “29 settembre” è un perfetto esempio di una canzone il cui focus è sulla vita privata di un individuo, senza apparenti preoccupazioni di questioni politiche o collettive, eppure il linguaggio e il suono pop sono molto lontani dal manierismo della tradizione melodica di Sanremo, la voce suona ruvida e autenticamente cantautorale. Ciò che rende “29 settembre” qualcosa di più di una semplice canzone di evasione, è il suo contesto storico e l’evidente ricorrenza del calendario nel titolo.

Scritto da Battisti e Mogol, “29 settembre” fu registrato per la prima volta dall’ Equipe 84 nel 1967. In questa versione, una voce di sottofondo di un non meglio specificato telegiornale radiofonico menziona la ricorrenza di un importante anniversario, il 29 settembre. Sebbene la voce della radio si spenga prima di poter dare ulteriori informazioni, il riferimento è di facile comprensione: il 29 settembre 1944 i nazisti uccisero almeno 770 civili nel comune di Marzabotto, nei pressi di Bologna. Secondo Ezio Guaitamacchi (1000 canzoni che ci hanno cambiato la vita, Rizzoli, 2009, p. 253), la voce fuori campo del telegiornale fu un’idea del direttore di produzione della Ricordi Paolo Ruggeri, tuttavia l’Equipe ’84 dovette quanto meno approvarne l’inclusione. L’inserimento di una voce fuori campo su un crimine di guerra nazista sembra confermare l’interesse del gruppo pop modenese per i diritti umani e la memoria collettiva, dal momento che nel 1966 la band aveva registrato “Auschwitz” di Francesco Guccini. Nella registrazione del 1969 di Lucio Battisti, invece, la voce fuori campo della radio è stata eliminata, anche qui con probabile approvazione dell’artista reatino, ma il titolo della canzone ci ricorda l’onnipresente memoria storica e collettiva che aleggia sulle nostre vite individuali e private. Non importa quanto ci sforziamo di lasciarci la storia alle spalle, in qualche modo riaffiora nelle nostre menti. Ci si chiede, tuttavia, se la canzone debba essere letta come l’affermazione di una relazione adultera egocentrica che sovrascrive la memoria collettiva e il ricordo delle ferite della seconda guerra mondiale, come un’accusa di tale atteggiamento, o come puro intrattenimento.

Non è chiaro di chi sia stata la decisione di includere i notiziari radiofonici in sottofondo: a quanto pare Maurizio Vandelli (cantante dell’Equipe 84), Mogol (paroliere) e Paolo Ruggero (produttore) ne hanno rivendicato il merito (Guaitamacchi, 1000 canzoni che ci hanno cambiato la vita, 2009). La canzone è stata registrata anche dalla band pop inglese The Bevis Frond.