(di Paolo Chirumbolo, Louisiana State University)
Nato a Napoli nel 1948, Eugenio Bennato ha iniziato la sua carriera musicale nel 1967 quando, insieme a Carlo D’Angiò, Roberto De Simone e Giovanni Mauriello, fondò la Nuova Compagnia di Canto Popolare il cui obiettivo era quello di esplorare, riproporre e diffondere l’antica tradizione musicale della Campania e dell’Italia meridionale. Il gruppo venne lodato per il modo in cui venivano proposte le canzoni e le ballate popolari risalenti al sedicesimo secolo, fedelmente arrangiate sia dal punto di vista musicale che da quello vocale. Il successo della Nuova Compagnia di Canto Popolare fu tale che, nel 1972, il leggendario drammaturgo napoletano Eduardo de Filippo invitò tutti i musicisti a unirsi a lui in occasione del Festival dei due Mondi di Spoleto, il festival teatrale e musicale più importante d’Italia. Tra il 1971 e il 1975, Bennato registrò con la Nuova Compagnia di Canto Popolare quattro dischi: Nuova Compagnia di Canto Popolare, 1971; NCCP, 1973; Li sarracini adorano lu sole, 1974; Tarantella ca nun va ‘bbona, 1975.
Nel 1976, sempre insieme a Carlo D’Angiò, fondò il gruppo folk Musicanova. A differenza della Nuova Compagnia di Canto Popolare, tutta concentrata sulla fedeltà filologica della propria ricerca musicale, il gruppo di Musicanova si mostrò da subito interessato ad aggiornare e a reinterpretare la musica folkloristica meridionale. Il primo album, Garofano d’ammore (1976), è una raccolta di canzoni e ballate dimenticate provenienti da Puglia, Campania, Basilicata e Calabria. Musicanova (1978) includeva le prime canzoni originali del gruppo quali “Canto allo scugnizzo,” “Pizzica minore,” and “A la muntagna.” Nel 1979, Musicanova produsse il terzo disco, Quando turnammo a crescere, seguito nel 1980 da Brigante se more. Brigante se more diede a Bennato e al suo gruppo fama nazionale, e venne usato come colonna sonora de L’eredità della priora, uno sceneggiato televisivo diretto da Anton Giulio Majano basato sul romanzo omonimo di Carlo Alianello. Ambientato nella Basilicata del diciannovesimo secolo, L’eredità della priora racconta la storia dei banditi meridionali, i cosiddetti “briganti”, che, dopo l’unità d’Italia, combatterono contro il governo italiano per difendere gli interessi delle povere ed emarginate popolazioni del Sud. Questo disco include alcune delle canzoni più belle scritte da Eugenio Bennato. Sia la canzone che dà il titolo al disco, sia “Vulesse addeventare nu brigante” sono negli anni diventati degli inni in cui si esalta il coraggio e l’eroismo dei briganti, pronti a morire per i propri ideali. “Canzone per Iuzzella” (la cui musica è scritta da D’Angiò) è una bellissima e intensa ballata che parla del potere dell’amore in tempo di guerra. A Brigante se more fece seguito un altro disco di grande valore, Festa festa (1981), l’ultimo della band.
Dopo una serie di dischi da solista (Eugenio Bennato, 1983; Eughenes, 1986; Le città di mare, 1989; Mille e una notte fa, 1997) e un paio di successi commerciali (tra cui si ricorda “Le città di mare” composta insieme al fratello Edoardo), Bennato è ritornato alla musica popolare e, nel 1998, ha fondato il movimento noto come Taranta Power. Come ha sostenuto Bennato: “Ho chiamato questo movimento Taranta Power, usando un audace contrapposizione dei due termini, perché è in contrasto con l’immagine inferiore che sfortunatamente la Tarantella ha nell’immaginario collettivo in tutto il mondo, perpetuato da gruppi folk sciatti e privi di contenuto, che nulla hanno a che fare con gli inebrianti riti della Taranta”. Nel 1999 Bennato ha registrato Taranta Power, il primo tentativo di riprodurre su disco l’energia e l’esuberanza di questo nuovo stile musicale. Dalla nascita di questo movimento e dalla fondazione della Scuola di Tarantella e Danze Popolari del Mediterraneo (Bologna, 2001), Bennato continua a portare in tour il suo spettacolo in tutte le parti del mondo, sempre con grande successo, producendo dischi in cui esplora la musica etnica e popolare e parla di temi quali la tragedia dell’immigrazione, la storia del brigantaggio, la fratellanza dei popoli del Mediterraneo. Nel 2001 ha prodotto Che il Mediterraneo sia, seguito nel 2004 da Da lontano. Del 2007 è Sponda Sud, che include la canzone “Lucia e la luna”, un’affascinante ballata che descrive il magico incontro tra la luna e la bellissima Lucia. Grande sud (2008) include cinque nuove canzoni, che si vanno ad aggiungere a sette classici di Eugenio Bennato. Questione meridionale (2011) rivisita la storia dei briganti meridionali e la loro resistenza verso il neonato Regno d’Italia. È nella canzone “Ninco nanco” che, in particolare, Bennato riesamina la vita e la morte di uno dei più temuti e rispettati briganti della Lucania. Nel 2015 ha pubblicato un’antologia chiamata Canzoni di contrabbando, mentre il suo ultimo disco si chiama Da che Sud è Sud (2017).
Musicista sempre alla ricerca di nuovi stimoli e nuove sonorità, Eugenio Bennato ha avuto un grande impatto sulla musica popolare italiana degli ultimi anni. Mettendo insieme modernità e tradizione, Bennato ha influenzato numerosi gruppi e musicisti desiderosi di confrontarsi con la grande tradizione musicale folk dell’Italia del Sud. I suoi concerti, i suoi dischi, e anche i suoi libri (Brigante se more, 2010, e Ninco Nanco deve morire, 2013), sono la testimonianza di quanto appassionata e onesta sia la ricerca di Bennato, e ne fanno il portavoce ideale del movimento Taranta Power.