C’era un ragazzo che come me

Mauro Lusini & Franco Migliacci (1966)

C’era un ragazzo
che come me
amava i Beatles
e i Rolling Stones,
girava il mondo,
veniva da
gli Stati Uniti d’America.

Non era bello
ma accanto a sé
aveva mille donne se
cantava Help e Ticket to ride
o Lady Jane o Yesterday.

Cantava Viva la libertà
ma ricevette una lettera:
la sua chitarra mi regalò
fu richiamato in America.

Stop! Coi Rolling Stones!
Stop! Coi Beatles. Stop!
“M’han detto vai nel Vietnam
e spara ai Vietcong…”

Ta ta ta ta ta…

C’era un ragazzo
che come me
amava i Beatles
e i Rolling Stones,
girava il mondo,
ma poi finì
a far la guerra nel Vietnam…

Capelli lunghi non porta più,
non suona la chitarra ma,
uno strumento che sempre dà
la stessa nota: ra-ta-ta-ta.

Non ha più amici, non ha più fans,
vede la gente cadere giù!
Nel suo paese non tornerà…
Adesso è morto nel Vietnam!

Stop! Coi Rolling Stones!
Stop! Coi Beatles. Stop!

Nel petto un cuore più non ha,
ma due medaglie o tre…

Ta ta ta ta ta…

There Once Was a Boy

Translated by: Sarah Annunziato

There was a guy
who just like me
loved The Beatles
and Rolling Stones
he traveled around the world
and was from
the United States of America

He was not handsome
all around him
he would have a thousand women if
he sang Help, or Ticket to Ride,
or Lady Jane, or Yesterday.

He sang “Long live Freedom”
but he received a letter,
he gave me his guitar
he was drafted in America.

Stop! with the Rolling Stones!
Stop! with the Beatles stop!
they told me he went to Vietnam
and shoots at Viet Cong

tatatatatatatatata

There was a guy
who just like me
loved the Beatles and Rolling Stones
he traveled around the world but ended up
deployed in Vietnam.

Long hair
he wears no longer,
no longer does he play the guitar
but a different instrument
that only strikes
the same note ta ra ta ta.

He has no more friends,
no more fans,
he sees people fall
he’s not going back home
he’s dead in Vietnam.

Stop! with the Rolling Stones!
Stop! with the Beatles stop!
no heart beat in his chest,
but he has two or three medals

tatatatatatatatatatata

C’era un ragazzo che come me… (Di Sarah Annunziato, The University of Virginia)

In un post del maggio 2013 sulla sua pagina Facebook, Gianni Morandi ha spiegato le origini della canzone, C’era un ragazzo che come me con il seguente aneddoto:

Era l’estate del 1966, quando un ragazzo di vent’anni o poco più, partì da Siena con la sua chitarra per cercare fortuna nella capitale. Era Mauro Lusini. A Roma incontrò in un ristorante il grande Franco Migliacci, quello che aveva scritto “Volare” con Modugno. Gli fece ascoltare una ballata che aveva musicato lui, con parole in inglese inventate. Franco rimase così colpito che in cinque minuti, appena finito di mangiare, scrisse il testo di “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”, una canzone che avrebbe segnato decisamente la mia carriera. La prima volta che la ascoltai mi fece venire i brividi dall’emozione. La stava incidendo Lusini e non aveva nessuna intenzione di farla cantare a me. Anche Migliacci, il mio produttore oltre che il coautore, non voleva che io interpretassi un brano così diverso, che parlava di guerra e di un soldato americano morto in Vietnam. Alla fine riuscii ai convincere tutti e due e fortunatamente la potei incidere. Poi nel tempo, dopo la versione di Mauro e quella mia, ne sono arrivate tante altre , di altri interpreti, in altri paesi del mondo. Come è strano il destino di certe canzoni…

(Pagina Ufficiale di Gianni Morandi, Facebook Post, May 26, 2013, https://www.facebook.com/giannimorandiofficial/videos/10151979994803438).

Gianni Morandi cantò questa canzone al terzo Festival delle Rose nell’ottobre del 1966. La ballata alla fine catturò l’attenzione della cantante folk americana Joan Baez, che ne fece una cover durante il suo concerto a Roma nel maggio del 1967, un evento che diede una fama mondiale alla canzone. “C’era un ragazzo che come me” appartiene a un robusto canone di canzoni di protesta che molti cantautori italiani degli anni ’60 e ’70 produssero in risposta alla guerra del Vietnam. Mentre “C’era un ragazzo che come me” era più una canzone mainstream, molte altre rientrano nel genere della musica popolare contemporanea. La musica popolare italiana, caratterizzata da testi che esaminavano i disordini sociali e politici del tempo, era  il genere preferito per esprimere il dissenso sia degli intellettuali progressisti che della classe operaia (Antonio Fanelli, Contro Canto: Le culture della protesta dal canto sociale al rap, Roma: Donzelli, 2017, 4, 47).

Se molte canzoni italiane contro la guerra dell’epoca del Vietnam criticano aspramente l’intervento americano in quella parte del mondo, esse esprimono anche sostegno al popolo vietnamita e compassione per i giovani americani inviati in battaglia. “C’era un ragazzo che come me” esemplifica questa visione solidale con i soldati. La canzone narra le esperienze di guerra di un giovane musicista americano, dal punto di vista del suo amico italiano. I versi iniziali sono significativi:

C’era un ragazzo
che come me
amava i Beatles
e i Rolling Stones.

Vi si scorge un chiaro parallelo tra il narratore della canzone e il suo giovane protagonista, entrambi ragazzi spensierati con la passione per la musica. Questo paragone tra un italiano e un americano, più direttamente colpito dalla guerra del Vietnam, era comune in molte canzoni di protesta del periodo, come “America” di Leoncarlo Settimelli (1968). “C’era un ragazzo che come me”, tuttavia, non si esaurisce con le somiglianze tra il protagonista americano e il narratore italiano, ma piuttosto si concentra maggiormente sulla sofferenza che il giovane soldato sperimenta in Vietnam.

Capelli lunghi non porta più,
non suona la chitarra ma
uno strumento che dà sempre
la stessa nota ratatata.

Il giovane rinuncia ai capelli lunghi per la testa rasata del soldato, e alla sua chitarra per una pistola. La perdita dei capelli e dello strumento rappresentano il passaggio quasi istantaneo dall’adolescenza all’età adulta, conseguenza brutalmente repentina della guerra. I versi seguenti ribadiscono l’idea dell’innocenza perduta descrivendo vividamente la morte che circonda il soldato nelle giungle del Vietnam. Alla fine, come descrive la canzone, anche lui diventa una vittima:

Non ha più amici, non ha più fan,
vede la gente cadere giù:
nel suo paese non tornerà
adesso è morto nel Vietnam.

“C’era un ragazzo che come me” si oppone in definitiva non solo alla guerra del Vietnam, ma anche alla pratica della chiamata alle armi, evocata nei versi in cui si parla dell’arrivo di una lettera che interrompe il viaggio del protagonista attraverso l’Europa. In questo senso, è simile ad altre canzoni di protesta del suo tempo, come “Guerra per forza” (Ilario Da Costa e Luciano Filippi, 1969). Insieme, il cannone delle canzoni contro la guerra dell’era del Vietnam fornisce all’ascoltatore odierno uno sguardo affascinante sulla spesso trascurata risposta italiana ai tumultuosi eventi che travolsero la società americana negli anni ’60 e ’70. Una versione di “C’era un ragazzo che come me” fu registrata nel 1967 da Joan Baez, in italiano.