C’era un ragazzo
che come me
amava i Beatles
e i Rolling Stones,
girava il mondo,
veniva da
gli Stati Uniti d’America.
Non era bello
ma accanto a sé
aveva mille donne se
cantava Help e Ticket to ride
o Lady Jane o Yesterday.
Cantava Viva la libertà
ma ricevette una lettera:
la sua chitarra mi regalò
fu richiamato in America.
Stop! Coi Rolling Stones!
Stop! Coi Beatles. Stop!
“M’han detto vai nel Vietnam
e spara ai Vietcong…”
Ta ta ta ta ta…
C’era un ragazzo
che come me
amava i Beatles
e i Rolling Stones,
girava il mondo,
ma poi finì
a far la guerra nel Vietnam…
Capelli lunghi non porta più,
non suona la chitarra ma,
uno strumento che sempre dà
la stessa nota: ra-ta-ta-ta.
Non ha più amici, non ha più fans,
vede la gente cadere giù!
Nel suo paese non tornerà…
Adesso è morto nel Vietnam!
Stop! Coi Rolling Stones!
Stop! Coi Beatles. Stop!
Nel petto un cuore più non ha,
ma due medaglie o tre…
Ta ta ta ta ta…
C’era un ragazzo che come me… (Di Sarah Annunziato, The University of Virginia)
In un post del maggio 2013 sulla sua pagina Facebook, Gianni Morandi ha spiegato le origini della canzone, C’era un ragazzo che come me con il seguente aneddoto:
(Pagina Ufficiale di Gianni Morandi, Facebook Post, May 26, 2013, https://www.facebook.com/giannimorandiofficial/videos/10151979994803438).
Gianni Morandi cantò questa canzone al terzo Festival delle Rose nell’ottobre del 1966. La ballata alla fine catturò l’attenzione della cantante folk americana Joan Baez, che ne fece una cover durante il suo concerto a Roma nel maggio del 1967, un evento che diede una fama mondiale alla canzone. “C’era un ragazzo che come me” appartiene a un robusto canone di canzoni di protesta che molti cantautori italiani degli anni ’60 e ’70 produssero in risposta alla guerra del Vietnam. Mentre “C’era un ragazzo che come me” era più una canzone mainstream, molte altre rientrano nel genere della musica popolare contemporanea. La musica popolare italiana, caratterizzata da testi che esaminavano i disordini sociali e politici del tempo, era il genere preferito per esprimere il dissenso sia degli intellettuali progressisti che della classe operaia (Antonio Fanelli, Contro Canto: Le culture della protesta dal canto sociale al rap, Roma: Donzelli, 2017, 4, 47).
Se molte canzoni italiane contro la guerra dell’epoca del Vietnam criticano aspramente l’intervento americano in quella parte del mondo, esse esprimono anche sostegno al popolo vietnamita e compassione per i giovani americani inviati in battaglia. “C’era un ragazzo che come me” esemplifica questa visione solidale con i soldati. La canzone narra le esperienze di guerra di un giovane musicista americano, dal punto di vista del suo amico italiano. I versi iniziali sono significativi:
Vi si scorge un chiaro parallelo tra il narratore della canzone e il suo giovane protagonista, entrambi ragazzi spensierati con la passione per la musica. Questo paragone tra un italiano e un americano, più direttamente colpito dalla guerra del Vietnam, era comune in molte canzoni di protesta del periodo, come “America” di Leoncarlo Settimelli (1968). “C’era un ragazzo che come me”, tuttavia, non si esaurisce con le somiglianze tra il protagonista americano e il narratore italiano, ma piuttosto si concentra maggiormente sulla sofferenza che il giovane soldato sperimenta in Vietnam.
Il giovane rinuncia ai capelli lunghi per la testa rasata del soldato, e alla sua chitarra per una pistola. La perdita dei capelli e dello strumento rappresentano il passaggio quasi istantaneo dall’adolescenza all’età adulta, conseguenza brutalmente repentina della guerra. I versi seguenti ribadiscono l’idea dell’innocenza perduta descrivendo vividamente la morte che circonda il soldato nelle giungle del Vietnam. Alla fine, come descrive la canzone, anche lui diventa una vittima:
“C’era un ragazzo che come me” si oppone in definitiva non solo alla guerra del Vietnam, ma anche alla pratica della chiamata alle armi, evocata nei versi in cui si parla dell’arrivo di una lettera che interrompe il viaggio del protagonista attraverso l’Europa. In questo senso, è simile ad altre canzoni di protesta del suo tempo, come “Guerra per forza” (Ilario Da Costa e Luciano Filippi, 1969). Insieme, il cannone delle canzoni contro la guerra dell’era del Vietnam fornisce all’ascoltatore odierno uno sguardo affascinante sulla spesso trascurata risposta italiana ai tumultuosi eventi che travolsero la società americana negli anni ’60 e ’70. Una versione di “C’era un ragazzo che come me” fu registrata nel 1967 da Joan Baez, in italiano.