Il poeta

(Parole e musica di Bruno Lauzi, 1963)

Alla sera al caffè con gli amici
si parlava di donne e motori,
si diceva: “Son gioie e dolori”,
lui piangeva e parlava di te…

Se si andava in provincia a ballare
si cercava di aver le più belle,
lui restava a contare le stelle,
sospirava e parlava di te…

Alle carte era un vero campione:
lo chiamavano il ras del quartiere,
ma una sera giocando a scopone,
perse un punto parlando di te…

Ed infine una notte si uccise
per la gran confusione mentale,
fu un peccato perché era speciale,
proprio come parlava di te…

Ora dicono che era un poeta,
che sapeva parlare d’amore,
cosa importa se in fondo uno muore
e non può più parlare di te?

The Poet

Translated by: Francesco Ciabattoni

In the evening at the coffee place with friends
there was talk of women and engines
they said: “They are joys and sorrows”
he was crying and talking about you.

If we went out to the outskirts to dance
we tried to impress the most beautiful women
but he stood, counting the stars
sighing and talking about you.

He was a champion at playing cards
they called him the boss of the neighborhood
but one evening, as he played cards
he lost a game because he was talking about you.

Eventually one night he killed himself
because of his great mental confusion
that’s a pity because it was special
the way he spoke about you.

Now they say he was a poet,
that he could talk about love
what does it matter if, after all, one dies
and can no longer speak about you.

IL POETA (di Marianna Orsi, University of Hawaii)

Fernanda Pivano definisce Bob Dylan “una specie di Omero del ventesimo secolo”, De André il miglior poeta che abbiamo avuto e i cantautori “poeti di oggi” (Pivano I miei amici cantautori, Mondadori, 2005). Furono gli stessi poeti a riconoscere il legame fra la loro opera e la nascente canzone d’autore. Salvatore Quasimodo autorizzò Domenico Modugno a mettere in musica due sue poesie […]. Pier Paolo Pasolini autorizzò Sergio Endrigo a utilizzare versi tratti da La meglio gioventù […] e collaborò con Modugno […]. Anche alcuni dei cantautori di prima generazione avvertirono lo stesso legame riconoscendo nel poeta una figura affine. Così, ad esempio, la canzone “Il poeta”, scritta da Bruno Lauzi nel 1963, considerata il manifesto della nascente “Scuola genovese” e definita dallo stesso autore la sua canzone preferita e quella che influenzò tutta la sua produzione successiva. Il poeta dei versi di Lauzi fa parte della stessa comunità alla quale appartiene l’io narrante, una società di amici che giocano a carte al bar e vanno a ballare in provincia parlando di donne e motori.

 

Alla sera al caffè con gli amici
si parlava di donne e motori
si diceva: “Son gioie e dolori”
lui piangeva e parlava di te.

Se si andava in provincia a ballare
si cercava di aver le più belle
lui restava a contare le stelle
sospirava e parlava di te

 

Questo poeta è figura affine, forse addirittura avvertita dal protagonista come suo alter ego. Nessuna parodia del poeta vate (che si trova invece in [“I poeti”] di Roberto Vecchioni e [“I poeti” di] Pierangelo Bertoli), nessun sarcasmo, nonostante l’apparente ironia delle rime volutamente prosaiche e anti-liriche donne e motorigioie e dolori, campione – scopone. Musica e interpretazione esprimono tutta la malinconia della figura, oltre alle evidenti influenze dei paesaggi di Piero Chiara [si vedano, per esempio, le atmosfere, i personaggi e i passatempi descritti nel romanzo di Il piatto piange], con il quale Lauzi collaborava proprio nel periodo di composizione […]. La morte del poeta e la sua condizione di emarginato (“Ed infine una notte si uccise / Per la gran confusione mentale / Fu un peccato perché era speciale / Proprio come parlava di te”) richiamano l’idea della perdita del ruolo sociale del poeta nel mondo moderno, condizione già avvertita ai tempi di Gozzano e dei Crepuscolari, ed espressa anche da altri poeti contemporanei. Tali immagini amplificano il senso di smarrimento che sfocia in una totale perdita di valore della figura umana del poeta della cui morte a nessuno importa (“Ora dicono, fosse un poeta / che sapesse parlare d’amore / Cosa importa se in fondo uno muore / E non può più parlare di te”)”

Da Marianna Orsi, “Non so se sono stato mai un poeta e non mi importa niente di saperlo”. Cantautori e poeti secondo i cantautori, in AA. VV. Musica pop e testi in Italia dal 1960 a oggi, a cura di A. Ciccarelli, M. Migliozzi, M. Orsi, Ravenna, Longo, 2015, pp. 131-151.