Margherita

Parole di Marco Luberti; Musica di Riccardo Cocciante

Io non posso stare fermo con le mani nelle mani,
tante cose devo fare prima che venga domani.
E se lei già sta dormendo io non posso riposare;
farò in modo che al risveglio non mi possa più scordare.

Perché questa lunga notte non sia nera più del nero,
fatti grande dolce luna e riempi il cielo intero.
E perché quel suo sorriso possa ritornare ancora,
splendi sole domattina come non hai fatto ancora.

E per poi farle cantare le canzoni che ha imparato
io le costruirò un silenzio che nessuno ha mai sentito.
Sveglierò tutti gli amanti, parlerò per ore ed ore,
abbracciamoci più forte, perché lei vuole l’amore.

Poi corriamo per le strade e mettiamoci a ballare
perché lei vuole la gioia, perché lei odia il rancore.
E poi coi secchi di vernice coloriamo tutti i muri,
case, vicoli e palazzi, perché lei ama i colori.

Raccogliamo tutti i fiori che può darci Primavera,
costruiamole una culla, per amarci quando è sera.
Poi saliamo su nel cielo, e prendiamole una stella,
perché Margherita è buona, perché Margherita è bella.

Perché Margherita è dolce, perché Margherita è vera,
perché Margherita ama, e lo fa una notte intera.
Perché Margherita è un sogno, perché Margherita è il sale
perché Margherita è il vento e non sa che può far male.

Perché Margherita è tutto, ed è lei la mia pazzia.
Margherita, Margherita,
Margherita, adesso è mia.
Margherita è mia.

Margherita

Translated by: Ernesto Virgulti

I can’t sit here calmly without moving a finger,
So many things I must do before tomorrow comes.
And if she’s already sleeping, I just cannot rest;
I’ll make sure that upon awakening she won’t forget me anymore.

So that this long night may not be blacker than black,
grow bigger, oh sweet Moon, and fill the entire sky.
And so that her bright smile may come back once again,
shine, oh Sun, tomorrow morning, as you’ve never done before.

And so she can then sing the songs that she has learned,
I will build for her a silence that no one has ever heard.
I’ll wake up all the lovers, and I’ll talk for hours and hours,
let’s embrace even tighter because she wants love.

Then we’ll run through the streets, and we’ll start to dance
because she wants joy, because she hates bitterness.
And then with buckets full of paint, we’ll colour all the walls,
houses, laneways and palaces because she loves colors.

We will gather all the flowers that Spring can give us,
we’ll build her a cradle so we can love one another when evening falls.
Then we’ll climb up to the sky, and catch a star for her
because Margherita is good, because Margherita is beautiful.

Because Margherita is sweet, because Margherita is real,
because Margherita loves, and she does so all night long.
Because Margherita is a dream, because Margherita is the earth’s salt,
because Margherita is the wind and doesn’t know she can cause pain.

Because Margherita is everything, and she is my folly.
Margherita, Margherita,
Margherita, is now mine.
Margherita is mine.

“Margherita”: un’allegoria dell’amore.
Di Ernesto Virgulti (Brock University)

“Margherita” è forse il più grande successo di Cocciante, non solo in Italia ma anche in Francia, Spagna, America Latina e persino in Olanda. A contribuire al vasto e duraturo successo della canzone, anche cinquant’anni dopo, ci sono ovviamente l’accattivante melodia di Cocciante, il suo fraseggio espressivo inimitabile e l’uso del crescendo (il suo marchio compositivo e vocale). Tuttavia, questa canzone tanto amata è stata quasi espunta dall’album Concerto per Margherita (1976) ed ha rischiato di esserne del tutto eliminata. Anche l’arrangiatore e ingegnere dell’LP, Vangelis (autore della famosa “Chariots of Fire”), aveva serie riserve. Dobbiamo ricordare che durante la metà degli anni ’70 l’Italia stava affrontando il suo periodo politico più oscuro dopo il fascismo. Soprannominata “gli anni di piombo“, l’era vide il terrorismo in pieno vigore, con attentati di massa e culminati con il rapimento e l’omicidio del leader democristiano ed ex Primo Ministro Aldo Moro e delle sue cinque guardie del corpo (1978). Abbastanza comprensibilmente, Cocciante e i suoi collaboratori presumevano che una canzone melodica e romantica come “Margherita” non fosse adatta all’epoca, dominata dalla “strategia della tensione” e della violenza e, nella musica, dalle canzoni di protesta politica. Fortunatamente, il capo della RCA Italia, Ennio Melis, la pensava diversamente. Il mitico Melis, che ha lanciato la carriera della maggior parte dei cantautori italiani, convinse addirittura Cocciante a intitolare l’album Concerto per Margherita.

A parte il clima politico, ci sono stati anche dei problemi nel processo di scrittura. Nonostante i loro migliori sforzi, Cocciante e il paroliere Marco Luberti erano caduti in un blocco dello scrittore. Dopo aver lavorato instancabilmente alla canzone per tutto il giorno e tutta la notte, non riuscendo a trovare parole che li soddisfacessero, Cocciante e Luberti si decisero di porre fine alla loro collaborazione. Ma alle 4:00 Luberti ha avuto un momento di ispirazione. In pratica il paroliere è riuscito a usare il blocco dello scrittore a proprio vantaggio, e il resto delle liriche scorreva. In effetti, i primi versi sono abbastanza autoreferenziali, incentrati sulla frustrazione e l’ansia dello scrittore (“io non posso stare fermo… tante cose devo fare prima che venga domani… non posso riposare”). Lavorando insonne fino a notte fonda, il cantautore teme che la già “lunga notte” diventi “nera più del nero” e lo precipiti in una disperazione più profonda. Invoca quindi la “dolce luna” per illuminare l’intero cielo, rompere il silenzio della notte oscura e illuminarlo per completare la sua canzone prima che il sole e Margherita sorgano al mattino. L’associazione di Margherita con il sole attinge a una retorica romantica piuttosto familiare: la metafora Sole-Luna, usata per raffigurare gli amanti, ricorda una pagina tratta da Romeo e Giulietta di Shakespeare, dove Romeo è la luna e “Giulietta è il sole” (II, ii). Il cantante spera che la sua canzone (e il sole) non solo riporti il ​​bel sorriso di Margherita, ma svegli anche tutti gli innamorati. Tuttavia, oltre all’autoreferenzialità della canzone, ci sono altri aspetti interessanti, sia musicali che lirici.

Sebbene l’inizio di “Margherita” sia piuttosto cupo (la notte lunga e buia), diventa presto gioioso, con immagini luminose, colorate, idilliache. Il verso in cui gli innamorati corrono e ballano beatamente per le strade e dipingono vividamente le mura e i palazzi della città (forse un po’ esuberante), ricorda abbastanza il movimento Flower Child – Free Love della fine degli anni ’60. Nel verso successivo, infatti, raccolgono fiori per costruire una culla in modo da poter fare l’amore al calar della sera. Le immagini dei fiori (a parte il riferimento agli anni ’60) sono, ovviamente, molto appropriate. In molte culture e mitologie, i petali bianchi della margherita simboleggiano nuovi inizi, innocenza e purezza. Ma la margherita rappresenta anche il vero amore in quanto ha due parti separate ma integrate: i petali e il fiorellino al centro. Inoltre, il termine margherita (in inglese daisy) deriva dall’antico inglese day’s eye, occhio del giorno, perché ̶-come un occhio ̶-si chiude di notte e si apre al mattino quando sorge il sole. Non è quindi un caso che Margherita dorma profondamente la notte e che il cantautore faccia segno al sole di splendere come non ha mai fatto prima, affinché il suo sorriso luminoso possa tornare ancora una volta:

E perché quel suo sorriso possa ritornare ancora,
splendi sole domattina come non hai fatto ancora

Margherita è dunque un’ode al fiore, a un perfetto amante o ad una dea? L’atto di offrire un’abbondanza di fiori in primavera (“tutti i fiori che può darci Primavera”) a questa creatura perfetta, come una stella del cielo (“Poi saliamo su nel cielo, e prendiamole una stella”) suggerirebbe un’allusione a una dea mitologica, forse in una scena simile al famoso dipinto di Botticelli Primavera (circa 1480). La scelta della stagione è, ovviamente, molto appropriata, perché la primavera è un periodo in cui non solo i fiori sbocciano, ma l’amore è nell’aria. Se possiede qualità da dea, Margherita è puramente un prodotto dell’immaginazione della cantante, forse creata durante uno stato onirico mentre contempla la luna alle 4 del mattino? Alla domanda su chi sia veramente questa donna misteriosa eccezionale, Cocciante ha risposto in modo abbastanza vago:

“le mie canzoni sono allegoriche… Io mi considero un impressionista.” [1]

Il fraseggio espressivo di Cocciante ci convince, in un primo momento, che la Margherita perfetta è tutto (“buona, bella, dolce”) e che l’ideale è, appunto, reale (“Margherita è vera”). Allo stesso tempo, però, proclama: “Margherita è un sogno”, forse un sogno che si fa alle 4 del mattino? È troppo perfetta per essere reale? Esiste solo nella dimensione onirica dello scrittore? Anche il verso in cui il cantante ci dice che Margherita fa l’amore tutta la notte (“Margherita ama, e lo fa una notte intera”) è stratificato di ambiguità perché è strategicamente posizionato tra il verso che dichiara che è reale e il verso che afferma che è anche un sogno. Questo ovviamente solleva la domanda: fare l’amore appassionato con Margherita, in un letto di fiori, è reale o semplicemente una proiezione della sua fantasia sessuale? Certo, gli attributi di Margherita scorrono avanti e indietro tra realtà e illusione. Piuttosto degno di nota è il verso che paragona Margherita al vento:

Margherita è il vento e non sa che può far male.

Rappresentando sia un elemento vitale che una forza distruttiva, la natura transitoria del vento è una metafora appropriata dell’instabilità dell’amore. Sebbene chiaramente ossessionato da Margherita, il cantante è anche consapevole che lei può involontariamente spezzargli il cuore. Come il vento, l’amore può essere fugace e la passione può trasformarsi in dolore. Quindi è temerario amare qualcuno così follemente, sapendo che potresti rischiare il crepacuore? Uso i termini “temerario” e “follemente” intenzionalmente, poiché nell’ultima strofa Cocciante canta che “Margherita è tutto, ed è lei la mia pazzia”. Il suo comportamento “lunatico”, o la sua follia (la sua attrazione irrazionale) potrebbe potenzialmente finire per essere anche la sua fine. È interessante notare che il termine “lunatico”, derivato dal latino lunaticus, si riferiva originariamente a una persona malata di mente “colpita o stregata dalla luna”. L’ultima parte della definizione divenne successivamente più associata a persone in uno stato di stordimento romantico. Naturalmente, questo è anche il titolo del famoso film Stregata dalla luna (interpretato da Cher e diretto da Norman Jewison). La luna, chiaramente, ci riporta all’inizio della canzone e al menestrello lunatico di Margherita.

Mentre il testo di “Margherita” è affascinante e ricco di immagini, metafore e riferimenti, ciò che veramente ne fa un successo è la scrittura e lo stile vocale, elementi distintivi di Cocciante. La melodia, appassionata e accattivante (senza ritornello!), e il doppio crescendo sia nella musica che nella voce sincera di Cocciante sono così evocativi, commoventi e potenti che l’ascoltatore non può fare a meno di sentire e vivere la fantasia del cantante. A differenza di “Bella senz’anima” e “Quando finisce un amore”, che mettono in primo piano delusioni d’amore, rabbia e angoscia, “Margherita” è una canzone d’amore gioiosa e appassionata di lode amorosa per una donna ideale. Eppure, nell’ombra del testo c’è la consapevolezza che l’amore è anche fragile e delicato, come un bel fiore. E se il vento non è favorevole, il bell’idillio può precipitare nella disperazione: “perché Margherita è il vento e non sa che può far male”. Tale è la follia (“pazzia”) dell’amore!

 

NOTE:

[1] https://auralcrave.com/2018/12/31/riccardo-cocciante-margherita-una-poesia-per-una-donna-che-non-ce/