(Napoli, 1958 -)
Di Eleonora Buonocore (University of Calgary)
Nino Buonocore è un cantautore napoletano, famoso principalmente per le sue canzoni romantiche e per le sue armonie dolci e orecchiabili. Il suo vero nome è Adelmo Buonocore ed è nato a Napoli il 26 luglio 1958.
Iniziò la sua carriera da giovane con un album che si auto-produsse, Sferisterio, nel 1978 e continuò con tre album per la casa discografica RCA (Acida 1980, Yaya 1982, Nino in copertina 1983). Fin dagli inizi la sua sonorità è stata avvicinata a quella della New Wave Britannica (Deregibus, 142).
Rosanna: il primo successo
Tutte le canzoni più famose di Nino Buonocore parlano d’amore, e il cantante può essere considerato un menestrello della canzone d’autore italiana. Si fece conoscere al grande pubblico italiano con la canzone “Rosanna” che presentò al festival di Sanremo nel 1987 e che venne inclusa successivamente nel suo album Una città tra le mani (1988).
La canzone dichiara i sentimenti della voce cantante per la donna nominata nel titolo, senza mai menzionare la parola “amore.” Il protagonista riferisce che vive giorno per giorno, senza pensare al futuro e che la sua vita trova un significato semplicemente nel salutare la donna.
Rosanna
io vivo come te
fuori da ogni domani
dentro un semplice “Ciao, come stai?”
Il saluto della donna come unico segno di cui il poeta-cantante ha bisogno da parte sua è un topos nella letteratura italiana fin dagli inizi, e nell’ascoltatore italiano richiama immediatamente alla mente la poetica della lode tipica del Dolce Stil Novo, ed in particolare il famoso sonetto XXVI della Vita nuova di Dante “Tanto Gentile.” Il sonetto inizia dichiarando “Tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia quand’ella altrui saluta,” ponendo l’accento sull’atto del salutare. La canzone continua poi seguendo le linee della poetica della lode, dato che l’autore esalta la bellezza di Rosanna, descritta come “bella da vivere/ da morire,” attraverso una giustapposizione poetica di vita e morte, con un ossimoro che sottolinea la contraddizione inerente all’esperienza amorosa.
La stanza successiva si apre con un’eco di una famosissima canzone d’amore della fine degli anni 70′, “Albachiara” di Vasco Rossi (1979). Il verbo alla prima persona singolare segnala l’inversione del personaggio che fa attenzione per evitare di far rumore, ma l’eco di Vasco è comunque facile da notare e indica all’ascoltatore che si tratta di un momento intimo in cui i due amanti condividono uno spazio talmente piccolo e sono così vicini da correre il rischio di potersi svegliare a vicenda.
Buonocore approfondisce questo sentimento di intimità nei versi seguenti, in cui l’anacoluto grammaticale porta letteralmente il poeta dentro tutto quello che Rosanna è, come poi viene ri-affermato nel verso successivo quando Nino canta “Mi ritrovo in te.”
Nella seconda parte della canzone l’autore introduce il tema della vita che passa, e delle memorie che restano, e chiede alla donna di dargli i suoi colori, o, in un’espressione poetica “un arcobaleno di cose semplici.” La metafora serve qui per mostrare visivamente la complessità della donna, che contiene in sé una molteplicità di sfumature. Di nuovo il testo pone enfasi sulla natura contraddittoria ed antitetica dell’amore, messa in luce nel ritornello:
Se pure diventassi il mio dolore
io non ti sveglierò
Anche se la donna portasse pena all’autore, neanche allora lui vorrebbe svegliarla; lui non la forzerà a condividere da sveglia la sua realtà. La canzone si chiude in quest’atmosfera, in un momento intimo e tranquillo, in cui il cantante sceglie di credere alla donna e di rispettare i suoi desideri, lasciandola dormire.
Questa canzone divenne immediatamente molto popolare, e contribuì al successo dell’album Una città fra le mani, uscito nel 1988. Quest’album marca un cambiamento nei gusti musicali di Nino, che si spostano verso suoni jazz, ed infatti include una delle ultime performance ufficiali del famoso trombettista Chet Baker (Deregibus, 142).
Scrivimi:
Nino Buonocore raggiunse rapidamente la fama per le sue capacità musicali e forse per il suo particolare modo sommesso di cantare e per la sua “r” moscia alla francese, (molto riconoscibile in “Rosanna”), che accentua il fascino della sua voce.
Queste caratteristiche sono messe in risalto nel più grande successo di Nino, la canzone “Scrivimi,” che fu presentata nel 1990 al Cantagiro, dove si classificò seconda, e al Festivalbar, dove arrivò terza.
“Scrivimi” è una canzone che dichiara fin dal titolo l’intenzione metaletteraria del suo autore. È una canzone che parla del potere della scrittura di esprimere sentimenti a cui non si può dare voce in nessun altro modo. Ed è soprattutto una canzone d’amore, in cui la voce cantante chiede al suo interesse amoroso di scrivergli.
La canzone prende avvio d’autunno “quando il vento avrà spogliato gli alberi” con un’esplicita inversione del topos letterario tipico della poesia amorosa medievale, che vede l’amore nascere in primavera. La donna non vuole parlare (“poca voglia di parlare”) e si sente fragile nel mezzo dell’indifferenza della gente, ed è a lei che la voce cantante si appella, esortandola contemporaneamente a scrivergli e a non dimenticarlo.
Il protagonista della canzone affronta le difficoltà di esprimere se stessi, lui esplicitamente annuncia al suo oggetto d’amore che lui riuscirà a comprenderla anche se lei non potrà trovare le parole giuste per far capire i suoi sentimenti (“e se non sai come dire/ se non trovi le parole”). Lei non ha bisogno di usare parole per comunicare con lui.
Ribadisce di nuovo questo punto quando dichiara che lui sa accontentarsi anche di un semplice saluto. Questo verso riprende di nuovo il topos letterario che vede il saluto dell’amata come portatore di salvezza, e quindi l’unica cosa di cui l’uomo ha bisogno, espresso in poesia da Guido Guinizzelli, Dante e Petrarca.
Il testo specificamente dice “un semplice saluto” con il gioco di parole nella parola saluto, che porta con sé nella sua etimologia l’ambiguità tra “salute” intesa come benessere del corpo, e “salvezza” dell’anima, come abbiamo visto in Dante, Vita Nuova XXVI. Questo semplice saluto è un modo di rendere due persone più vicine come la voce cantante continua, “ci vuole poco, per sentirsi più vicini.”
La seconda parte della canzone segnala un cambiamento, innanzitutto si svolge in primavera, quando c’è più luce, “le giornate ormai si allungano” e adesso la donna assume un ruolo attivo, lei adesso desidera esprimere se stessa attraverso il cantare, “se hai voglia di cantare.”
Quando il cielo sembrerà più limpido
le giornate ormai si allungano
ma tu non aspettar la sera
se hai voglia di cantare
scrivimi
anche quando penserai che ti sei innamorata
tu non ti dimenticare mai di me
Ora la preghiera dell’io lirico si unisce alla preghiera di non dimenticarlo. Per di più questa richiesta viene qualificata da una congiunzione concessiva: lei dovrebbe farlo anche se pensa di essersi innamorata di una persona non meglio specificata, probabilmente non l’autore/cantante. Quello che interessa all’io cantante è la connessione con la donna, come dichiara nel ritornello, a lui importa soltanto che ella pensi a lui per un momento. Non serve alcun tocco o presenza fisica.
Il sottile romanticismo di questa canzone emerge dal suo scavare all’interno della tradizione ben stabilita della poesia d’amore, usando per esempio il topos letterario medievale dell’amor de lonh (amore da lontano), in cui l’amante è fisicamente distante dall’amata e può soltanto star vicino a lei nei suoi pensieri.
Scriversi a vicenda diventa allora il miglior modo di sentirsi più vicini e la vaghezza dell’oggetto dell’innamoramento della donna lascia una porta aperta alla speranza dell’io cantante, e conferisce all’intera canzone un tono melanconico ma ciononostante positivo.
Scrivimi fu inclusa nell’album Sabato, domenica e lunedì (1990) che venne tradotto in molte lingue e che ebbe un grande e prolungato successo.
Buonocore continua la sua carriera musicale fino al giorno d’oggi, pur non riscontrando il successo dei decenni precedenti. Dal 2000 Nino si è avvicinato a tonalità jazz. Fa parte del panorama musicale napoletano e nel 2015 ha scritto e cantato in duetto con il famoso cantautore Enzo Gragnaniello la canzone “Quale futuro vuoi,” che è stata inclusa nell’album di Gragnaniello Misteriosamente (2015). Più di recente Buonocore ha pubblicato il suo primo album dal vivo, che presenta le sue canzoni più famose in versione jazz (In Jazz Live: Nino Buonocore, 2021) ed il pubblico può ancora ascoltare la sua voce unica ai suoi concerti.
BIBLIOGRAFIA:
Deregibus, Enrico. Dizionario Completo Della Canzone Italiana. Giunti Editore, Firenze 2006.