(Tripoli, 1938 – Roma, 2013)
Di Berenice Cocciolillo (John Cabot University, Roma)
Gli inizi
Il cantautore Franco Califano era noto per il suo senso di avventura. Infatti, nel 1938 venne al mondo su un aereo, sopra i cieli della Libia, allora territorio italiano. La sua nascita costrinse il pilota a un atterraggio di emergenza a Tripoli. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la sua famiglia lasciò la Libia e tornò in Italia, prima vicino a Napoli e poi a Roma. È a Roma, luogo che considerava casa, che gli fu dato il soprannome di “Califfo”, sia per ironizzare sul cognome che per la sua fama di latin lover sempre circondato da donne. Era anche conosciuto come il “Maestro” e il “Prévert di Trastevere”.
Considerato uno dei più originali cantautori italiani, nel corso della sua carriera Califano ha pubblicato 32 album, venduto oltre 20 milioni di dischi e scritto più di 1.000 canzoni e poesie, oltre a numerosi testi che sono diventati successi per altri artisti. Ha collaborato con artisti come Mia Martini, Patty Pravo, Mina, Iva Zanicchi, Ornella Vanoni, Edoardo Vianello, Peppino di Capri, Ricchi e Poveri, Renato Zero, Loretta Goggi e Toto Cutugno.
Il suo primo testo fu la canzone “E la chiamano estate”, che scrisse nel 1965 con Laura Zanin per Bruno Martino, che ne aveva composto la musica. Il tema della canzone sarebbe diventato un motivo ricorrente per il cantautore: un uomo non sa rassegnarsi alla perdita dell’amore di una donna.
E la chiamano estate
Questa estate senza te
Ma non so che vivo
Ricordando sempre te
Il profumo del mare
Non lo sento, non c’è più
Perché non torni qui
Vicina a me
Primo album – ‘N bastardo venuto dar sud
Nel 1972 Califano pubblica il suo primo album ‘N bastardo venuto dar sud, che contiene “Semo gente de Borgata”, una canzone in dialetto romano che racconta una storia di estrema povertà e allo stesso tempo trasmette un messaggio di speranza.
Core mio, core mio, la speranza nun costa niente
Quanta gente c’ha tanti soldi e l’amore no
E stamo mejo noi che nun magnamo mai
Da “Une belle histoire” a “Un’estate fa“
Sempre nel 1972, Califano traduce in italiano la canzone “Une belle histoire” di Michel Fugain e Pierre Delanoë. La canzone “Un’estate fa”, che ricorda una fugace storia d’amore estiva, divenne ancora più popolare dell’originale e fu interpretata dagli Homo Sapiens nel 1972 oltre che dallo stesso Fugain che la cantò in italiano con il suo gruppo Le Big Bazar. Nel 1990 Mina incise la canzone e finalmente nel 1992 la cantò Califano. L’ultima versione della canzone è quella di Francesca Michielin, che la canta nella colonna sonora dell’omonima miniserie Sky 2023.
Un’estate fa
la storia di noi due
era un po’ come una favola…
Ma l’estate va
e porta via con sé
Anche il meglio delle favole
“Minuetto” e “Un grande amore e niente più”
Nel 1973 Califano scrisse due delle sue canzoni di maggior successo: “Minuetto” con Dario Baldan Bembo per Mia Martini e “Un grande amore e niente più” con Ernest John Wright e Giuseppe Faielli per Peppino di Capri, che cantò il brano durante il Festival di Sanremo di quell’anno aggiudicandosi il primo posto.
Grazie alla memorabile interpretazione di Mia Martini, “Minuetto” divenne una pietra miliare nella storia della canzone italiana. Una donna si sente intrappolata in una relazione con un uomo narcisista e incapace di amare, mentre il tempo passa inesorabile.
E la vita sta passando su noi,
di orizzonti non ne vedo mai!
Ne approfitta il tempo e ruba come hai fatto tu,
il resto di una gioventù che ormai non ho più…
E continuo sulla stessa via,
sempre ubriaca di malinconia,
ora ammetto che la colpa forse è solo mia,
avrei dovuto perderti e invece ti ho cercato.
Primo grande successo – “Tutto il resto è noia“
Scritta per l’omonimo album del 1977 e musicata da Frank Del Giudice, la canzone “Tutto il resto è noia” fu il primo grande successo di Califano. Il singolo ha trainato anche le vendite dell’album, che hanno superato di gran lunga il milione di copie. Nella canzone, Califano analizza le emozioni che accompagnano una storia d’amore, dalla gioia travolgente dell’inizio di una relazione, alla noia e all’apatia che finiscono per spegnere l’entusiasmo iniziale.
Sì d’accordo il primo anno,
ma l’entusiasmo che ti resta ancora
è brutta copia di quello che era,
iniziano i silenzi della sera.
Inventi feste e inviti gente in casa
così non pensi, almeno fai qualcosa,
sì, d’accordo, ma poi…
Tutto il resto è noia
no, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia,
maledetta noia!
Problemi con la legge
Nel 1970 Califano viene arrestato e poi assolto per possesso di stupefacenti e comincia a fare notizia per i suoi problemi giudiziari.
Nel 1984 viene nuovamente arrestato, con l’accusa di spaccio di cocaina per conto della criminalità organizzata. Confinato in casa agli arresti domiciliari, si dedica esclusivamente alla musica e pubblica l’album Impronte digitali, basato sulla sua esperienza. Anche in questo caso è stato assolto da tutte le accuse.
“Un tempo piccolo “
“Un tempo piccolo”, scritto con Alberto Laurenti e Antonio Gaudino nel 2005, è una riflessione nostalgica sul passato dell’artista, che sottolinea il desiderio di libertà, di sperimentazione e di espressione di sé, anche se ciò significa allontanarsi dalle norme e dalle aspettative sociali.
Diventai grande in un tempo piccolo
mi buttai dal letto per sentirmi libero
mi truccai il viso come un pagliaccio
e bevo vodka con tanto ghiaccio
scesi nella strada, mi mischiai nel traffico.
Rotolai in salita come fossi magico
e toccai la terra rimanendo in bilico
mi feci albero per oscillare
trasformai lo sguardo per mirare altrove
e provai a sbagliare per sentirmi in errore.
Il Johnny Cash italiano
Nel 2006 Califano è tornato in carcere, ma questa volta come protagonista di un concerto di grande successo nel penitenziario romano di Rebibbia, con i detenuti che cantavano a squarciagola insieme all’artista. La storia di questo concerto è raccontata ne La musica è leggera. Racconto su mezzo secolo di canzoni di Luigi Manconi e Valentina Brinis (Il Saggiatore, 2012). Manconi sottolinea le analogie tra Califano e Johnny Cash, anch’egli arrestato per possesso di droga, che si esibì nella Folsom State Prison in California nel 1966 e nel 1968.
Lo stile eclettico
Il percorso artistico di Franco Califano è stato caratterizzato da una straordinaria varietà di temi, spaziando da ballate romantiche a testi crudi e provocatori, ricchi di espressioni dialettali. Molte delle sue canzoni raccontano storie che esplorano le sfumature delle relazioni umane e la complessità dell’amore. Ma il cantautore ha anche affrontato temi sociali e politici, mettendo in luce gli aspetti più problematici della società come la povertà e la guerra. Lo stile musicale di Califano è altrettanto eclettico e il cantautore ha saputo sperimentare una vasta gamma di generi musicali, tra cui il rock, il blues e il jazz. Con la sua voce graffiante e la sua autenticità, è stato capace di toccare le corde emotive di un vasto pubblico.