Testo: Amir Issaa; Musica: Amir Issaa & Gian Maria Dupré (2025); Prodotto da: Sinner The Sickest
Sono la forza di Tyson, il coraggio di Malcolm,
sono come John Carlos: sopra il podio, pugno in alto.
Sono Rosa Parks che non si alza dal suo posto,
sono Radio Raheem: alzo il volume ad ogni costo.
Sono Balotelli, faccio goal e tutti muti,
volo sotto la curva – voi razzisti, giù seduti;
sono quello cresciuto senza amore in mezzo all’odio;
quello che non capisci: sono qualcosa di nuovo.
Sono l’uomo nero nella vostra ninna nanna:
prima ero il terrone, adesso mi chiami maranza.
L’uomo nel mirino da quando ero nella pancia,
figlio di un’Italia che barcolla e non avanza.
Sono ogni bambino che vorrebbe essere amato
e si sente rifiutato, e da grande odia lo Stato.
Sono quello sporco, sono quello diverso:
sono il mostro che vedi quando ti guardi allo specchio.
Questa pelle è una gabbia,
questa pelle è una gabbia,
questa pelle è una gabbia,
è la nostra condanna:
schiavi di una bandiera e di una cittadinanza.
Questa pelle è una gabbia,
questa pelle è una gabbia,
è una madre che scappa e che abbandona i suoi figli,
li mette al mondo e poi li uccide con i suoi artigli.
Fiero di chi sono e non provare a giudicarmi:
non provare a sfiorarmi, o faccio fuoco come Baldwin.
Sono James Senese, quando suono fai silenzio:
vero nero italiano, tu portami rispetto.
Sono Luca Neves, nato a Roma, ancora lotto
per un documento, per non vivere nascosto.
Sono Queen Latifah, cambio regole del gioco:
per farlo, non chiedo il permesso a nessun uomo.
Come una farfalla volo, pungo come un’ape;
non sarò mai il tuo schiavo: chiamami Mohamed.
Sono il nemico pubblico che incontri in queste strade:
sono Chuck D, Spike Lee, Fight the Power.
Da Torpigna a Brooklyn, la stessa situazione,
vivendo in equilibrio sulla linea del colore.
Sono l’Italia che ha paura e spara a vista,
e che si offende se gli dici che è razzista.
The Fire Next Time
Translated by:
Max Rumble and Patrick Rumble
I’m the strength of Tyson, the courage of Malcolm, like John Carlos: on the podium, fist held high
I’m Rosa Parks who doesn’t get out of her seat
I’m Radio Raheem: I raise the volume no matter what.
I’m Balotelli, I score goals and everyone stays quiet
I fly below the grandstand – you racists, sitting down;
I’m the one who grew up without love in the middle of hate;
the one you don’t understand: I’m something new.
I’m the Black Man in your Ninna Nanna lullaby:[1]
first I was the terrone, and now you call me maranza.[2]
The man in the cross-hairs since I was in the womb,
child of an Italy that staggers and doesn’t advance.
I am every child that wants to be loved
and finds itself rejected, and when grown up hates the State.
I’m the dirty one, I’m the different one:
I’m the monster you see when you look in the mirror.
This skin is a cage,
this skin is a cage,
this skin is a cage,
it’s our condemnation:
slaves of a flag and of a citizenship.
This skin is a cage,
this skin is a cage,
it’s a mother who runs away and abandons her children,
she puts them in the world and then kills them with her claws.
Proud of who I am and don’t try to judge me:
don’t try to touch me, or I’ll bring fire like Baldwin.[3]
I’m James Senese, when I play my sax you stay silent:
true Italian Black man, you show me respect.
I’m Luca Neves, born in Rome, still fighting
for an ID card, to stop living in hiding.
I’m Queen Latifah, I change the rules of the game:
and to do it, I don’t ask any man’s permission.
I float like a butterfly, sting like a bee;
I will never be your slave: call me Mohamed.
I’m the public enemy you meet on these streets:
I’m Chuck D, Spike Lee, Fight the Power.
From Torpigna[4] to Brooklyn, it’s the same situation,
living balanced on the color line.
I’m the Italy that is afraid and fires on sight,
and is offended if you say it’s racist.
[1] The Black Man (l’Uomo Nero) is a character in the song Ninna Nanna, Italy’s best known traditional lullaby.
[2]Maranza: A slang term signifying “bully,” “gangster” or “delinquent,” generally accompanied by racist connotations. For Amir, “Maranza” refers to the public enemy of the moment, the “people in the crosshairs” (“le persone nel mirino”): “before it was the ‘Terrone’ (southern Italian peasant) migrating to northern Italian cities, and now it’s the ‘Maranza’ from Africa, the Middle East, etc. Society needs an enemy.”
[3]The reference, also found in the title to this rap, is to James Baldwin’s 1963 volume of essays The Fire Next Time.
[4]Tor Pignattara is the district in Rome where Amir Issaa was born and raised.
Nato a Roma il 10 dicembre 1978, da madre italiana e padre egiziano, Amir Issaa è cresciuto nel quartiere di Torpignattara. L’incarcerazione di suo padre ha portato a un’infanzia difficile in cui ha dovuto affrontare atti di razzismo e xenofobia. Volendo proteggere il figlio dalla discriminazione, la madre lo chiamava Massimo da bambino, un nome che il giovane rapper ha poi usato fino all’età di diciotto anni quando ha scoperto che il suo nome legale è Amir. Orgoglioso della sua eredità italiana ed egiziana, si è poi fatto chiamare Amir diventando un forte sostenitore degli italiani di “seconda generazione”[1]. La sua continua lotta contro il razzismo, la xenofobia e la disuguaglianza in Italia, trova nel rap “una valvola di sfogo positivo e grazie a questa musica [Amir] trova la forza per raccontare al mondo la sua storia”[2]. La sua determinazione nell’aiutare ed educare gli altri caratterizzerà la sua carriera non solo come rapper e produttore di successo, ma anche come autore e attivista affermato.
Amir ha iniziato a partecipare alla cultura hip-hop nei primi anni ’90, prima come breaker e poi come scrittore nella crew di graffitari romani The Riot Vandals. Nel 1996 ha contribuito a fondare i Rome Zoo, un collettivo artistico di rapper della capitale, come Colle Der Fomento, Cor Veleno, Flaminio Maphia e Piotta, oltre a una trentina di altri artisti hip-hop romani. Il debutto di Amir come artista hip-hop emergente avviene nel 1999 quando compare nel brano di Colle Der Fomento “Preparati” nel loro album di successo, Scienza Doppia H. Nel 2000, Amir ha formato il gruppo, Due buoni motivi, con un altro rapper romano, Supremo 73, e insieme hanno pubblicato un vinile di 3 tracce prodotto da Unic Records e un EP intitolato Meglio tardi che mai (2002). Amir ha poi collaborato con il beatmaker anglo-italiano Mr. Phil per l’LP Naturale, pubblicato dall’etichetta indipendente Vibra Records, nel 2004. Amir ha fatto uscire il suo primo album da solista Uomo di prestigio con Emi/Virgin Records nel 2006. Da lì la sua carriera è decollata e negli anni ha pubblicato numerosi album integrali, come Vita di prestigio (2007), Paura di nessuno (2008), Amir 2.0 (2009), Pronto al peggio (2010), Red Carpet Music (2011), Grandezza naturale (2012), Ius music (2014) e Livin’ Proof (2019).
I pezzi di Amir hanno avuto successo non solo nell’industria musicale, ma anche in quella cinematografica e nel campo letterario. La sua musica è apparsa in vari film e serie televisive, come i film Scialla! (2012, regia: Francesco Bruni, canzone: “Scialla! (stai sereno)”), La luna che vorrei (2012, regia: Francesco Barnabei, compositore di colonne sonore e attore), geNEWration (2013, regia: Amin Nour e Pietro Tamaro, canzone: “Non sono un immigrato”), e Idris (2017, regia: Kassim Yassin, canzone: “Stare bene”) nonché nella seconda stagione della serie poliziesca romana Suburra (2019). Infatti la canzone “Scialla! (stai sereno)” che ha realizzato in collaborazione con The Caesars è stata finalista per importanti premi cinematografici nel 2012, come il David di Donatello e i Nastri d’Argento. Il suo libro Vivo per questo, un romanzo autobiografico pubblicato nel 2017 ha ottenuto il secondo posto al Premio biblioteche di Roma nel 2018. Nel maggio del 2021, Amir ha pubblicato il suo secondo libro, Educazione Rap, in cui racconta le sue esperienze come relatore e ospite nelle scuole e nelle università e illustra il potere del rap come strumento linguistico per esprimersi, combattere stereotipi e razzismo e discutere di questioni politiche, economiche e sociali. Il suo singolo più recente, “Questo rap”, celebra l’uscita del libro nello stesso mese.
La musica di Amir ha successo non solo per la qualità delle basi e delle rime, ma anche per lo stile chiaro e diretto dei suoi testi. Mentre alcuni artisti hip-hop nelle scene della musica rap e trap italiana danno priorità al successo commerciale e diventano artisti mainstream (una scelta che richiede l’uso di testi vaghi con messaggi sottili quando si parla di politica), Amir rimane invece fedele alle origini dell’hip-hop come espressione musicale e forma di protesta. Afferma apertamente ed esplicitamente il suo punto di vista, prospettiva e posizione su questioni importanti, come l’identità ei diritti degli italiani di seconda generazione. Ad esempio, nella sua canzone “Non sono un immigrato” Amir si dichiara esplicitamente italiano e combatte gli stereotipi razzisti:
Non mi devo integrare, io qua ci sono nato io non sono mio padre, non sono un immigrato non sono un terrorista, non sono un rifugiato mangio pasta e pizza, io sono un italiano
Il suo stile diretto risalta anche nella canzone “Caro Presidente (prod. QD)”, accompagnata da una petizione su Change.org, in cui si rivolge al Presidente della Repubblica e gli chiede di cambiare la legge sullo ius sanguinis a beneficio di tutto il Paese:
Più di mezzo milione di persone che vivono nascoste stranieri in questa nazione ci sta Daniel, ci sta Amir, c’è Simone vogliamo i nostri diritti, non chiediamo un favore ci nasci, ci cresci, la ami, la vivi e a diciotto costretti a fuggire come clandestini l’Italia è più bella insieme a tutti i miei amici africani, orientali, cinesi, e filippini il futuro è adesso, questa è la realtà andate a guardare nelle scuole o nelle università e se l’Italia è in Europa come Londra e Parigi stesso sangue scorre dal Po fino al Tamigi ius soli, ius sanguinis, non fa differenza parlo di esseri umani che usano l’intelligenza caro presidente, una mano sulla coscienza se la sfida è il futuro abbiamo perso in partenza.
Caro presidente, l’Italia con noi migliora cittadinanza adesso come nel resto d’Europa caro presidente, caro presidente, caro presidente, caro presidente.
Caro presidente, l’Italia con noi è più bella siamo tutti coinvolti, ogni uomo su questa terra caro presidente, caro presidente, caro presidente, caro presidente.
La musica di Amir è inoltre caratterizzata dalla diversità linguistica, che è dimostrata dall’uso dell’italiano in combinazione con il dialetto romano e varie lingue straniere. Ad esempio, nella sua canzone “Straniero nella mia nazione”, rappa in italiano, romano, arabo e spagnolo: “Lo porto dalla strada/ E tutto il mondo è la mia casa/ Ezaiac hola chico que pasa/.. ./Non fidarti di nessuno, te mejo che me senti”. Utilizza anche l’inglese per esempio “All for you” contiene interi versi in inglese.
Uno dei molti punti di forza di Amir come rapper e attivista è la sua capacità di inserire questioni significative e internazionali, come razzismo, xenofobia e disuguaglianza, in un contesto italiano. Dopo l’omicidio di George Floyd nel maggio del 2020, Amir ha parlato alle manifestazioni di Black Lives Matter a Roma, ha partecipato al documentario di Vice News “Black Lives Matter: A Global Reckoning: Italy” e ha recitato nella canzone di Davide Shorty “Non respiro” insieme a David Blank. Nel ritornello della canzone, Amir inserisce il movimento Black Lives Matter in un contesto italiano ricordando le vite di Soumaila Salko[3] e Abdul Salam Guibre[4] (indicato nella canzone come Abba).
Mamma non respiro se ho un ginocchio sulla faccia vivo al centro del mirino da quando sto nella pancia la mia gente è stanca, vittima della sua rabbia ostaggi della fame, angeli in cielo come Abba.
Mamma non respiro, è ghiaccio freddo questo asfalto li stringo mentre prego pensando a Soumaila Sacko la coscienza chiama, stai sicuro che rispondo porto sulle spalle il peso dell’odio del mondo
per i miei fratelli pronto a scendere giù in guerra meglio morire lottando che vivere steso a terra pagine sbiadite, questo libro va riscritto e quando verranno a prendermi sai che non starò zitto
per mia mamma e soprattutto per mio figlio per mio padre El Sayed che è scappato dall’Egitto siamo tutti uguali, come Allah, come Cristo odio il razzismo, Amir Issaa, sangue misto.
Come rappresentante della generazione dei “nuovi italiani”, la musica di Amir è necessaria per dare voce a una comunità che non ha ancora tutta la rappresentanza politica, economica e sociale di cui ha bisogno. I fan di Amir aspettano con ansia il suo prossimo album, ma nel frattempo possono guardarlo lavorare poiché è molto attivo sui social (in particolare su Instagram) ed è spesso ospite di programmi televisivi nazionali come la RAI.
Fonti:
“Black Lives Matter: A Global Reckoning: Italy.” YouTube, uploaded by Vice News, 8 Feb. 2021, https://www.youtube.com/watch?v=h60y7Z-GipQ&t=2s.
Filios, Laura. “Soumaila Sacko: le tracce indelebili di un attivista, migrante e bracciante.” Osservatorio diritti, 10 Dec. 2020, https://www.osservatoriodiritti.it/2020/12/10/soumaila-sacko-storia-omicidio-salvini/.
Gianni, Andrea. “Ucciso nel 2008 a sprangate, la sorella: ‘Dieci anni di dolore per Abba, basta razzismo’: Appello della sorella di Abba. E uno degli assassini è in semilibertà.” Il Giorno Milano, 23 Aug. 2018, https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/abba-razzismo-1.4102225.
Issaa, Amir. “Non sono un immigrato.”Amir Issaa Official Website,
https://www.amirissaa.com/non-sono-un-immigrato/.
Issaa, Amir. “Straniero nella mia nazione.” Amir Issaa Official Website, www.amirissaa.com/straniero-nella-mia-nazione-uomo-di-prestigio/
NOTE
[1] Un italiano di seconda generazione è un individuo con uno o entrambi i genitori immigrati nati e/o cresciuti in Italia. In Italia vige lo ius sanguinis, cioè cittadinanza italiana basata sul sangue (a differenza dello ius soli che in paesi come gli Stati Uniti e Canada garantisce la cittadinanza a chi nasce in quel paese), per cui una persona non ha il diritto legale richiedere la cittadinanza italiana se non ha almeno un genitore italiano. Quando l’individuo compie 18 anni, può fare domanda per ottenere la cittadinanza italiana, tuttavia, il processo concede al richiedente una finestra di un solo anno per presentare tutta la documentazione legale richiesta, il che spesso si rivela insufficiente per la complicata burocrazia italiana. Se la finestra di un anno trascorre, il richiedente deve presentare domanda di cittadinanza come se fosse un immigrato che non è nato e non ha mai vissuto in Italia. È un processo che può richiedere molti anni e durante questo periodo è necessario rinnovare continuamente il permesso di soggiorno. Il non avere cittadinanza italiana comporta, ovviamente problemi notevoli nella vita quotidiana, nelle chance di studio, lavoro, viaggi e inserimento nella società, oltre a minare l’identità di italiani di queste persone.
[3] Soumaila Sacko era un migrante nero di 29 anni del Mali che si è attivamente espresso contro gli abusi dei lavoratori migranti in Calabria e ha sostenuto i diritti umani. È stato assassinato nel 2018 a San Calogero (Calabria) da Antonio Pontoriero, un contadino di 45 anni che viveva e lavorava nella zona.
[4] Abdul Salam Guibre era un diciannovenne italiano di colore, nato in Burkina Faso. Aveva vissuto in Italia quasi tutta la sua vita ed era cittadino italiano. Fu assassinato nel 2008 a Milano da un negoziante di 51 anni, Fausto Cristofoli, e dal figlio Daniele Cristofoli di 31 anni, che lo picchiarono a morte con dei pali di metallo dopo averlo accusato di aver rubato un pacchetto di biscotti.
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