Rino Gaetano

(Crotone 1950 – Roma, 1981)
(di Mary Migliozzi, Villanova University)

Un pungente senso di ironia pervade i brani che caratterizzano la breve ma distintiva carriera di Rino Gaetano. Le sue melodie accattivanti e giocose recano testi che prendono direttamente di mira politici (a volte per nome), personaggi pubblici, norme stabilite e convenzioni liriche.

Salvatore Antonio “Rino” Gaetano nacque a Crotone e si trasferì a Roma con la famiglia da bambino. Dopo l’uscita nel 1973 del suo primo singolo, “I Love You Marianna” sotto uno pseudonimo, nel 1974 incide l’album Ingresso Libero. Né il singolo né il primo album gli guadagnarono particolare notorietà, ma le canzoni di Ingresso Libero erano già segnate dall’ironia e critica acuta che caratterizzerà anche il suo lavoro successivo.

“Ad esempio a me piace il sud” (Ingresso Libero, 1974) mescola toni apparentemente nostalgici con versi che sottolineano in termini diretti e taglienti la condizione economica del sud. Il suo primo verso, in superficie pastorale e naturalistico, infonde già qualcosa di più aspro nella sua descrizione:

“Ad esempio a me piace la strada
col verde bruciato, magari sul tardi
macchie più scure senza rugiada
coi fichi d’India e le spine dei cardi ”

La melodia è lenta e facile da canticchiare e le parole che risaltano possono richiamare alla mente un idillio di campagna, ma a un esame più attento questo idillio è secco e arido e la sua flora spinosa e ostile. Nei versi successivi, comparazioni economiche aggiungono asprezza alla presunta pastorale, come canta Gaetano de “l’acqua che in quella terra costa più del pane” e il vino “Che ancora è un lusso per lui che lo fa”. Questa sarebbe stata tutt’altro che l’ultima volta che Gaetano avrebbe interrotto una melodia facile con un testo dissonante.

Un anno dopo Ingresso Libero, Gaetano pubblica il brano che gli porterà il suo primo significativo successo, “Ma il cielo è sempre più blu”. La ripetizione degli accordi dell’accompagnamento al pianoforte non potrebbe essere più semplice, né potrebbe il ritornello, che ripete semplicemente l’affermazione del titolo che “Il cielo continua a diventare più blu”, ma i testi delle strofe smentiscono la superficie solare della canzone. I versi utilizzano una struttura di frasi ripetute per creare contrasti rapidi e improvvisi che enfatizzano ripetutamente le disuguaglianze sociali e a vari livelli nel corso degli otto minuti della canzone. In pochi versi rappresentativi, Gaetano canta: “Chi gli manca la casa, chi vive da solo”, “Chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo, / Chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo”, e “Chi grida ‘al ladro!’, Chi ha l’antifurto.

Gaetano segue il successo di “Ma il cielo è sempre più blu” con i nuovi album: Mio fratello è figlio unico (1976) e Aida (1977). Queste opere mostrano una maggiore maturità sia nello stile musicale che nei testi, pur mantenendo lo scontro caratteristico di Gaetano tra melodie mormorabili e testi stridenti. La canzone del titolo di Aida accompagna l’ascoltatore attraverso la storia fascista italiana e oltre in una ballata con un ritornello che al primo ascolto sembra una semplice inno a un interesse amoroso: “Aida, come sei bella”. La canzone “Spendi spandi effendi” gocciola positivamente di sarcasmo nella sua raffigurazione di automobili e petrolio come indicatori di status e merci. Il più morbido “Sei ottavi”, registrato in duetto con Marina Arcangeli, spinge i confini con descrizioni sottilmente velate della sessualità femminile.

Nel 1978 Gaetano si prepara ad eseguire al Festival di Sanremo quella che sarebbe diventata una delle sue canzoni più provocatorie e conosciute, “Nuntereggae più”, da un nuovo album dallo stesso nome. Nella canzone, Gaetano nomina ritmicamente politici, celebrità, partiti politici e altro prima di condannarli rapidamente con la frase dialettale del titolo, che significa, più o meno, “Non ti sopporto più”. Tuttavia, la canzone si è rivelata troppo controversa per gli organizzatori del Festival, e alla fine l’ha sostituita con la molto più leggera “Gianna” dello stesso album. Gaetano ha suonato “Gianna” su un ukulele indossando smoking, cilindro e scarpe da ginnastica, e la canzone ha vinto il terzo posto insieme a una fama duratura.

Negli anni successivi Gaetano realizza tour di successo e registra quelli che saranno i suoi ultimi album, Resta vile maschio, dove vai? (1979) (la canzone dal titolo osé dà il titolo all’album ed è una collaborazione con Mogol), e E io ci sto (1980). Le tracce di questi album mostrano una strumentazione in evoluzione per accompagnare testi sempre taglienti e invitano l’ascoltatore a chiedersi come il lavoro di Gaetano potrebbe essersi ulteriormente sviluppato se non fosse incorso in una fine improvvisa e violenta: Rino Gaetano morì in un incidente d’auto a Roma nel 1981 all’età di trent’anni. Un verso della canzone “Ti ti ti ti” si può forse scegliere come rappresentativo dei contrasti per i quali ricordiamo la musica di Gaetano:

A te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
siamo sulla stessa barca io e te.

Il ritornello si dissolve nell’assurdità ritmica del titolo della canzone mentre l’ascoltatore è lasciato a contemplare la “rabbia” che convive con le melodie orecchiabili.

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