Tazenda

Di Ombretta Frau (Mount Holyoke College)

Una delle più grandi scoperte del Festival di Sanremo 1991 fu “Spunta la luna dal monte“, un’accattivante ballata bilingue interpretata da Pierangelo Bertoli (1942-2002) con il gruppo pop sardo Tazenda. La canzone divenne un grande successo per i Tazenda, fino ad allora relativamente sconosciuti, e raggiunse il n. 5 a Sanremo, il n. 3 della hit parade italiana e il n. 14 della classifica annuale dei dischi più venduti in Italia.  A Sanremo, Bertoli e Tazenda eseguirono “Spunta la luna dal monte” alternando il canto in italiano (Bertoli) e in sardo (Tazenda); in seguito, Bertoli e Tazenda incisero versioni diverse della canzone. Originariamente, i Tazenda scrissero “Spunta la luna dal monte” in sardo col titolo “Disamparados“, e Bertoli vi aggiunse la parte in italiano per Sanremo.[1] Il pezzo fu poi incluso nel secondo album di Tazenda, Murales (1991), che vendette oltre 200.000 copie.

Trent’anni dopo, “Spunta la luna dal monte (Disamparados)” è ancora la canzone simbolo dei Tazenda. A parte la scelta della lingua—sempre un rischio per quegli artisti italiani (cantanti, poeti, scrittori) che scelgono di esprimersi in una lingua diversa dall’italiano standard—è un brano che evoca una forte atmosfera sarda (montagne scure, gente con la faccia di pietra, sogni delusi) con una combinazione straordinaria di sonorità etniche:

Notte scura, notte senza la sera / notte impotente, notte guerriera / per altre vie, con le mani le mie  / cerco le tue, cerco noi due / spunta la luna dal monte / spunta la luna dal monte / tra volti di pietra tra strade di fango  / cercando la luna, cercando / danzandoti nella mente / sfiorando tutta la gente / a volte / sciogliendosi in pianto /Un canto di sponde sicure / Ben presto dimenticato / voce dei poveri resti di un sogno mancato

In sos muntonarzos, sos disamparados / chirchende ricattu, chirchende / in mesu a sa zente, in mesu / a s’istrada dimandende / sa vida s’ischidat pranghende / bois fizus ‘e niunu / in sos annos irmenticados / tue n’dhas solu chimbantunu / ma paren’ chent’annos. / coro meu, fonte’ia, gradessida / gai puru deo, potho biere a sa vida. […] /

Fondati nel 1988, i Tazenda comprendevano, nella formazione originale, il cantante Andrea Parodi (1955-2006), il tastierista e cantante Gigi Camedda e il chitarrista Gino Marielli. La loro musica è un mix di rock classico e folk unito a sonorità sarde cantate quasi interamente in lingua logudorese, con l’aggiunta di strumenti tradizionali come le launeddas (strumento a fiato composto da tre canne[2]), e il virtuosismo vocale dei tenores, la cui tecnica canora è stata inserita nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’Unesco.[3]  Curiosamente, per un gruppo così profondamente legato al suo luogo d’origine come i Tazenda, il gruppo prese il suo nome non dal passato storico dell’isola ma, piuttosto, dai romanzi di fantascienza di Isaac Asimov, in cui Tazenda è “il pianeta capitale dell’Oligarchia di Tazenda (…) distrutto dal Mulo nel 303 F.E.”

I Tazenda hanno prodotto venti album. Il loro secondo, Murales, contiene musica che illustra il temperamento musicale della band fino ad oggi: oltre a “Disamparados“, canzoni come “Nanneddu” e “Mamojada” segnalano un profondo attaccamento alla cultura sarda, con messaggi pacifisti e di giustizia sociale che continueranno a far parte della musica dei Tazenda. “Mamojada”, per esempio, è un’ode a un paese geograficamente e culturalmente impenetrabile, nel profondo della famigerata regione sarda della Barbagia – una regione che, a partire da Cicerone e fino a Dante e oltre, pochissimi autori hanno celebrato – nota sia per il suo singolare carnevale con la danza dei Mamuthones, sia per le attività criminali dell’Anonima Sequestri, un’organizzazione di sequestratori che ha terrorizzato l’isola tra gli anni ’60 e ’90.  “Mamojada” parla dell’essere emarginati, della paura, dell’isolamento e della vendetta:

Mamojada, pro cant’ annos ‘alu maltrattada? / Mamojada, itte gloria in sa vinditta b’ada? / Si in s’arveschida / sambene e muttos ‘e luttos / ticch’ischidana / Mamojada… / ses tue immaculada?

[Mamojada, per quanti anni ancora sarai maltrattata? / Mamojada, quale gloria nella vendetta? / se all’alba, sangue e canti di lutto / ti svegliano / Mamojada … / sei immacolata?]

 “Nanneddu” è una canzone rock con testo del poeta socialista sardo Peppino Mereu (Tonara, 1872-1901), una lettera all’amico Nanni Sulis e pubblicata nel 1899.  Nei suoi scritti, Mereu “mette a nudo la ‘colonizzazione’ operata dal regno piemontese e dai continentali, cui è sottoposta la Sardegna: Sos vandalos chi cun briga e cuntierra/benint dae lontanu a si partire/sos fruttos da chi si brujant sa terra. “I vandali con risse e litigi / vengono da lontano / per dividere i profitti / dopo aver bruciato la terra]”.  Nanneddu meu è la poesia più famosa di Mereu, e i Tazenda fanno parte di una lunga lista di artisti che, negli ultimi cento anni, hanno deciso di metterla in musica. Un rapido sguardo al testo di “Nanneddu” conferma l’appello di Mereu alla giustizia sociale in Sardegna:

Nanneddu meu / Nanneddu meu / Nanneddu meu, su mundu est gai / a sicut erat / no torrat mai / a sicut erat no torrat mai / semus in tempos de tirannias / infamidades e carestias / como sos populos / cascant che cane, / gridende forte:/ “Cherimus pane!” / famidos, nois/ semus pappande/ pan’e castanza/ terra cun lande / terra ch’a fangu, torrat su poveru / chentz’alimentu, chentza ricoveru.

[Giovanni mio / Giovanni mio / Giovanni mio / il mondo è così / come era prima non sarà mai più / come era prima non sarà mai più / siamo in tempi di tirannia / infamia e carestia / ora la gente sbadiglia come cani / gridando ‘vogliamo il pane! / affamati, mangiamo / pane e castagne / terra con ghiande / terra che trasforma i poveri in fango / senza cibo, e senza riparo].

Nel corso degli anni, i Tazenda si sono impegnati in molte collaborazioni di successo con altri artisti italiani, tra cui  Paola Turci, i Modà (“Cuore e vento”, 2014), Eros Ramazzotti (“Domo mea”, 2007), e Francesco Renga (“Madre Terra”, 2008). Il loro cantante solista, dal talento unico, Andrea Parodi, ha lasciato la band alla fine del 1999 per tornare poco prima della sua prematura scomparsa nel 2006. L’album risultante, registrato dal vivo all’Anfiteatro Romano di Cagliari, si chiama Reunion.

La produzione dei Tazenda post Parodi è caratterizzata sia dalla ricerca di una nuova dimensione del suono, sia dalla riaffermazione delle loro origini. Nel 2007, con il loro nuovo cantante, Beppe Dettori, registrano “Domo Mia” con Eros Ramazzotti, che vince il disco di platino. Nel 2008 registrarono “Madre Terra” con Francesco Renga, un singolo che di nuovo vinse il platino. Purtroppo, problemi all’interno della band hanno portato Dettori a lasciare i Tazenda, ma, nel 2013, è iniziata una nuova fase per i Tazenda, quando il cantante Nicola Nite si è unito al gruppo. Il primo album dei Tazenda con Nicola Nite è uscito nel 2021. Si chiama Antistasis, come la parola greca per la resistenza. Nelle parole di Tazenda: “Volevamo un titolo difficile da ricordare e da pronunciare, proprio come l’attuale situazione umana su questo pianeta. Il senso non è politico, né tantomeno antipolitico, ma vuole sottolineare l’immagine della gente che ingaggia una propria forma creativa di difesa e di capacità di sopravvivere a tutto”.[4]  Antistasis è l’album più italiano dei Tazenda anche se il carattere sardo della band sopravvive intatto nella loro musica, come ha sottolineato Nicola Nite in una recente intervista. [5]

I Tazenda dichiarano il loro affetto per la Sardegna – a tutt’oggi, una terra incompresa che rimane ai margini della cultura italiana – in quasi tutti i concerti, con l’inclusione della popolarissima canzone d’amore sarda “No potho reposare” (“Non posso riposare”)[6], che è diventata uno dei loro pezzi forti:

Non potho reposare amore e coro / pensende a tie so’ donzi momentu / No istes in tristura, prenda e oro / né in dispiaghere o pensamentu. / T’assiguro chi a tie solu bramo, / ca t’amo forte t’amo, t’amo, t’amo.

[Non posso riposare, amore del mio cuore / penso sempre a te / non essere triste, gioiello d’oro / né in pena o preoccupato / ti assicuro che desidero solo te / perché ti amo davvero, ti amo, ti amo].


NOTE:

[1] Secondo il regolamento del Festival di Sanremo le canzoni devono essere in italiano: “Il testo dovrà essere in lingua italiana. Si considera in lingua italiana anche il testo che contenga parole e/o locuzioni e/o brevi frasi in lingua dialettale e/o straniera (o di neo- idiomi o locuzioni verbali non aventi alcun significato letterale/linguistico), purché tali da non snaturarne il complessivo carattere italiano, sulla base delle valutazioni artistiche/editoriali del Direttore Artistico.”

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Launeddas

[3] https://ich.unesco.org/en/RL/canto-a-tenore-sardinian-pastoral-songs-00165

[4] https://www.tazenda.it/js_albums/antistasis/

[5] Radio Time Interview with Nicola Nite, https://www.youtube.com/watch?v=6buYr-z8sqs [accessed on 25 September 2021]

[6] “No potho reposare” (Testo di Salvatore Sini, 1915; musica di Giuseppe Rachel, 1920).

Translated songs: