Hey, say…
I miei fratelli sono afro-fieri, Maghreb e cinesi, filippini,
con i piedi qua e il sangue da altri paesi,
chi ha la madre che lavora nelle case di ignoranti
che abbandonano le loro sole in braccio alle badanti,
gente stupida rimasta ancora al medioevo
li sveglio di notte, sono l’incubo dell’uomo nero…
E se il futuro è il nostro lo vogliamo in esclusiva,
stanchi di elemosinare i diritti e metterci in fila.
Da Palermo a Torino scoppierà un casino,
se l’Europa è un’altra storia, se Roma non è Berlino,
è la paura di qualcosa che ormai vive qua vicino
e non ti salverai in Padania, non esiste in nessun libro,
non sono un G2 Italiano col trattino,
una Fiat Uno col bazooka sul tettino!
È la storia di un normale cittadino impazzito:
era clandestino, adesso è un assassino.
Questa è Ius music, Ius Music hey hey
questa è Ius music, Ius Music hey hey
questa è Ius music, Ius Music hey hey
Non c’è frontiera quando la mia gente parla.
Questa è Ius music, Ius Music hey hey
questa è Ius music, Ius Music hey hey
questa è Ius music, Ius Music hey hey
Orfano di quest’Italia, un superstite, resto a galla.
La mia non è una razza, la mia è una tribù,
quelli sempre al centro del mirino, è questa la mia crew,
la mia gente stanca di essere accusata,
di essere considerata il pericolo dentro casa,
amici laureati fermati da uno con la terza media, umiliati e maltrattati,
e non c’è scusa quando l’ignoranza parla,
se qua l’essere italiano è solamente sulla carta!
Se ti senti fuori luogo in questa situazione
e diventi uno straniero nella tua nazione,
stessa lingua, stessa rabbia, stesso cibo,
siamo nella stessa merda, non sono io il tuo nemico!
Siamo scacchi nella stessa battaglia
noi orfani superstiti, fratelli d’Italia,
oltre i muri, le frontiere e i confini
Balotelli: faccio gol e sono tutti felici!
Questa è Ius music, Ius Music hey hey
questa è Ius music, Ius Music hey hey
questa è Ius music, Ius Music hey hey
Non c’è frontiera quando la mia gente parla.
Questa è Ius music, Ius Music hey hey
questa è Ius music, Ius Music hey hey
questa è Ius music, Ius Music hey hey
Orfano di quest’Italia, un superstite, resto a galla.
Ius Music [1]
Translated by:
Smith College ITL 340 students, Fall 2015, Erica Moretti and Ombretta Frau
Hey, say…
my brothers are Afro-proud, from the Maghreb[2], China, and the Philippines
with their feet here and their blood from other countries
whose mothers work in the homes of ignorant people
that abandon their own mothers in the arms of immigrant caretakers
stupid people stuck in the Middle Ages
I keep them awake at night, I’m their boogieman[3] nightmare
and if the future is ours, we want exclusive rights to it
tired of begging for our rights and of waiting in line.
From Palermo to Turin we’ll wreak havoc
if Europe is another story, if Rome isn’t Berlin
it’s the fear of something that already lives nearby
and you can’t escape to Padania[4], it doesn’t exist in any book
I am not a hyphenated G2[5] Italian,
a fiat, one with a bazooka on the roof
this is the story of a normal citizen gone insane
he used to be an illegal immigrant, now he is a killer.
This is Ius music, Ius Music
this is Ius music, Ius Music
this is Ius music, Ius Music.
There are no borders when my people speak.
This is Ius music, Ius Music
this is Ius music, Ius Music
this is Ius music, Ius Music.
An orphan of Italy, a survivor, I stay afloat
Mine isn’t a race, it’s a tribe
the ones always under fire, this is my crew
my people are tired of being accused
of being considered the homegrown danger
friends with college degrees are stopped by someone who only finished eighth grade, they’re humiliated and mistreated
and there is no excuse when ignorance speaks
if here being Italian is only on paper
if you feel out of place in this situation
and you become a foreigner in your own country
same language, same anger, same food
We’re in the same shithole, I am not your enemy
we’re pawns in the same battle
we’re the surviving orphans, brothers of Italy[6],
beyond the walls, frontiers, and borders
Balotelli[7], I score and everybody’s happy
This is Ius music, Ius Music
this is Ius music, Ius Music
this is Ius music, Ius Music.
There are no borders when my people speak.
This is Ius music, Ius Music
this is Ius music, Ius Music
this is Ius music, Ius Music.
An orphan of Italy, a survivor, I stay afloat
NOTES
[1] Il titolo si riferisce allo IUS SOLIS, cioè la “legge del suolo”, che in certe nazioni come gli Stati Uniti garantisce la cittadinanza a chi è nato sul suolo di quel paese. In Italia invece vige lo IUS SANGUINIS, cioè per avere la cittadinanza alla nascita è necessario avere almeno un genitore di nazionalità italiana, a prescindere da dove si nasce.
[2] Il Maghreb, nell’uso moderno, comprende il Marocco, l’Algeria, la Tunisia, la Libia e la Mauritania.
[3] L‘ uomo nero viene invocato nelle filastrocche per spaventare i bambini.
[4] “Padania”, o Valle del Po, è la maggiore pianure del nord Italia. Il termine Padania è stato rilanciato negli anni ’90 quando la Lega Nord, un partito politico di destra che ora si chiama semplicemente Lega, propose riforme in senso federalista e indipendentista per separarsi dal resto d’Italia. Da allora “Padania” è spesso associato alle politiche xenofobe e razziste della destra italiana.
Nato a Roma il 10 dicembre 1978, da madre italiana e padre egiziano, Amir Issaa è cresciuto nel quartiere di Torpignattara. L’incarcerazione di suo padre ha portato a un’infanzia difficile in cui ha dovuto affrontare atti di razzismo e xenofobia. Volendo proteggere il figlio dalla discriminazione, la madre lo chiamava Massimo da bambino, un nome che il giovane rapper ha poi usato fino all’età di diciotto anni quando ha scoperto che il suo nome legale è Amir. Orgoglioso della sua eredità italiana ed egiziana, si è poi fatto chiamare Amir diventando un forte sostenitore degli italiani di “seconda generazione”[1]. La sua continua lotta contro il razzismo, la xenofobia e la disuguaglianza in Italia, trova nel rap “una valvola di sfogo positivo e grazie a questa musica [Amir] trova la forza per raccontare al mondo la sua storia”[2]. La sua determinazione nell’aiutare ed educare gli altri caratterizzerà la sua carriera non solo come rapper e produttore di successo, ma anche come autore e attivista affermato.
Amir ha iniziato a partecipare alla cultura hip-hop nei primi anni ’90, prima come breaker e poi come scrittore nella crew di graffitari romani The Riot Vandals. Nel 1996 ha contribuito a fondare i Rome Zoo, un collettivo artistico di rapper della capitale, come Colle Der Fomento, Cor Veleno, Flaminio Maphia e Piotta, oltre a una trentina di altri artisti hip-hop romani. Il debutto di Amir come artista hip-hop emergente avviene nel 1999 quando compare nel brano di Colle Der Fomento “Preparati” nel loro album di successo, Scienza Doppia H. Nel 2000, Amir ha formato il gruppo, Due buoni motivi, con un altro rapper romano, Supremo 73, e insieme hanno pubblicato un vinile di 3 tracce prodotto da Unic Records e un EP intitolato Meglio tardi che mai (2002). Amir ha poi collaborato con il beatmaker anglo-italiano Mr. Phil per l’LP Naturale, pubblicato dall’etichetta indipendente Vibra Records, nel 2004. Amir ha fatto uscire il suo primo album da solista Uomo di prestigio con Emi/Virgin Records nel 2006. Da lì la sua carriera è decollata e negli anni ha pubblicato numerosi album integrali, come Vita di prestigio (2007), Paura di nessuno (2008), Amir 2.0 (2009), Pronto al peggio (2010), Red Carpet Music (2011), Grandezza naturale (2012), Ius music (2014) e Livin’ Proof (2019).
I pezzi di Amir hanno avuto successo non solo nell’industria musicale, ma anche in quella cinematografica e nel campo letterario. La sua musica è apparsa in vari film e serie televisive, come i film Scialla! (2012, regia: Francesco Bruni, canzone: “Scialla! (stai sereno)”), La luna che vorrei (2012, regia: Francesco Barnabei, compositore di colonne sonore e attore), geNEWration (2013, regia: Amin Nour e Pietro Tamaro, canzone: “Non sono un immigrato”), e Idris (2017, regia: Kassim Yassin, canzone: “Stare bene”) nonché nella seconda stagione della serie poliziesca romana Suburra (2019). Infatti la canzone “Scialla! (stai sereno)” che ha realizzato in collaborazione con The Caesars è stata finalista per importanti premi cinematografici nel 2012, come il David di Donatello e i Nastri d’Argento. Il suo libro Vivo per questo, un romanzo autobiografico pubblicato nel 2017 ha ottenuto il secondo posto al Premio biblioteche di Roma nel 2018. Nel maggio del 2021, Amir ha pubblicato il suo secondo libro, Educazione Rap, in cui racconta le sue esperienze come relatore e ospite nelle scuole e nelle università e illustra il potere del rap come strumento linguistico per esprimersi, combattere stereotipi e razzismo e discutere di questioni politiche, economiche e sociali. Il suo singolo più recente, “Questo rap”, celebra l’uscita del libro nello stesso mese.
La musica di Amir ha successo non solo per la qualità delle basi e delle rime, ma anche per lo stile chiaro e diretto dei suoi testi. Mentre alcuni artisti hip-hop nelle scene della musica rap e trap italiana danno priorità al successo commerciale e diventano artisti mainstream (una scelta che richiede l’uso di testi vaghi con messaggi sottili quando si parla di politica), Amir rimane invece fedele alle origini dell’hip-hop come espressione musicale e forma di protesta. Afferma apertamente ed esplicitamente il suo punto di vista, prospettiva e posizione su questioni importanti, come l’identità ei diritti degli italiani di seconda generazione. Ad esempio, nella sua canzone “Non sono un immigrato” Amir si dichiara esplicitamente italiano e combatte gli stereotipi razzisti:
Non mi devo integrare, io qua ci sono nato io non sono mio padre, non sono un immigrato non sono un terrorista, non sono un rifugiato mangio pasta e pizza, io sono un italiano
Il suo stile diretto risalta anche nella canzone “Caro Presidente (prod. QD)”, accompagnata da una petizione su Change.org, in cui si rivolge al Presidente della Repubblica e gli chiede di cambiare la legge sullo ius sanguinis a beneficio di tutto il Paese:
Più di mezzo milione di persone che vivono nascoste stranieri in questa nazione ci sta Daniel, ci sta Amir, c’è Simone vogliamo i nostri diritti, non chiediamo un favore ci nasci, ci cresci, la ami, la vivi e a diciotto costretti a fuggire come clandestini l’Italia è più bella insieme a tutti i miei amici africani, orientali, cinesi, e filippini il futuro è adesso, questa è la realtà andate a guardare nelle scuole o nelle università e se l’Italia è in Europa come Londra e Parigi stesso sangue scorre dal Po fino al Tamigi ius soli, ius sanguinis, non fa differenza parlo di esseri umani che usano l’intelligenza caro presidente, una mano sulla coscienza se la sfida è il futuro abbiamo perso in partenza.
Caro presidente, l’Italia con noi migliora cittadinanza adesso come nel resto d’Europa caro presidente, caro presidente, caro presidente, caro presidente.
Caro presidente, l’Italia con noi è più bella siamo tutti coinvolti, ogni uomo su questa terra caro presidente, caro presidente, caro presidente, caro presidente.
La musica di Amir è inoltre caratterizzata dalla diversità linguistica, che è dimostrata dall’uso dell’italiano in combinazione con il dialetto romano e varie lingue straniere. Ad esempio, nella sua canzone “Straniero nella mia nazione”, rappa in italiano, romano, arabo e spagnolo: “Lo porto dalla strada/ E tutto il mondo è la mia casa/ Ezaiac hola chico que pasa/.. ./Non fidarti di nessuno, te mejo che me senti”. Utilizza anche l’inglese per esempio “All for you” contiene interi versi in inglese.
Uno dei molti punti di forza di Amir come rapper e attivista è la sua capacità di inserire questioni significative e internazionali, come razzismo, xenofobia e disuguaglianza, in un contesto italiano. Dopo l’omicidio di George Floyd nel maggio del 2020, Amir ha parlato alle manifestazioni di Black Lives Matter a Roma, ha partecipato al documentario di Vice News “Black Lives Matter: A Global Reckoning: Italy” e ha recitato nella canzone di Davide Shorty “Non respiro” insieme a David Blank. Nel ritornello della canzone, Amir inserisce il movimento Black Lives Matter in un contesto italiano ricordando le vite di Soumaila Salko[3] e Abdul Salam Guibre[4] (indicato nella canzone come Abba).
Mamma non respiro se ho un ginocchio sulla faccia vivo al centro del mirino da quando sto nella pancia la mia gente è stanca, vittima della sua rabbia ostaggi della fame, angeli in cielo come Abba.
Mamma non respiro, è ghiaccio freddo questo asfalto li stringo mentre prego pensando a Soumaila Sacko la coscienza chiama, stai sicuro che rispondo porto sulle spalle il peso dell’odio del mondo
per i miei fratelli pronto a scendere giù in guerra meglio morire lottando che vivere steso a terra pagine sbiadite, questo libro va riscritto e quando verranno a prendermi sai che non starò zitto
per mia mamma e soprattutto per mio figlio per mio padre El Sayed che è scappato dall’Egitto siamo tutti uguali, come Allah, come Cristo odio il razzismo, Amir Issaa, sangue misto.
Come rappresentante della generazione dei “nuovi italiani”, la musica di Amir è necessaria per dare voce a una comunità che non ha ancora tutta la rappresentanza politica, economica e sociale di cui ha bisogno. I fan di Amir aspettano con ansia il suo prossimo album, ma nel frattempo possono guardarlo lavorare poiché è molto attivo sui social (in particolare su Instagram) ed è spesso ospite di programmi televisivi nazionali come la RAI.
Fonti:
“Black Lives Matter: A Global Reckoning: Italy.” YouTube, uploaded by Vice News, 8 Feb. 2021, https://www.youtube.com/watch?v=h60y7Z-GipQ&t=2s.
Filios, Laura. “Soumaila Sacko: le tracce indelebili di un attivista, migrante e bracciante.” Osservatorio diritti, 10 Dec. 2020, https://www.osservatoriodiritti.it/2020/12/10/soumaila-sacko-storia-omicidio-salvini/.
Gianni, Andrea. “Ucciso nel 2008 a sprangate, la sorella: ‘Dieci anni di dolore per Abba, basta razzismo’: Appello della sorella di Abba. E uno degli assassini è in semilibertà.” Il Giorno Milano, 23 Aug. 2018, https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/abba-razzismo-1.4102225.
Issaa, Amir. “Non sono un immigrato.”Amir Issaa Official Website,
Issaa, Amir. “Straniero nella mia nazione.” Amir Issaa Official Website, www.amirissaa.com/straniero-nella-mia-nazione-uomo-di-prestigio/
NOTE
[1] Un italiano di seconda generazione è un individuo con uno o entrambi i genitori immigrati nati e/o cresciuti in Italia. In Italia vige lo ius sanguinis, cioè cittadinanza italiana basata sul sangue (a differenza dello ius soli che in paesi come gli Stati Uniti e Canada garantisce la cittadinanza a chi nasce in quel paese), per cui una persona non ha il diritto legale richiedere la cittadinanza italiana se non ha almeno un genitore italiano. Quando l’individuo compie 18 anni, può fare domanda per ottenere la cittadinanza italiana, tuttavia, il processo concede al richiedente una finestra di un solo anno per presentare tutta la documentazione legale richiesta, il che spesso si rivela insufficiente per la complicata burocrazia italiana. Se la finestra di un anno trascorre, il richiedente deve presentare domanda di cittadinanza come se fosse un immigrato che non è nato e non ha mai vissuto in Italia. È un processo che può richiedere molti anni e durante questo periodo è necessario rinnovare continuamente il permesso di soggiorno. Il non avere cittadinanza italiana comporta, ovviamente problemi notevoli nella vita quotidiana, nelle chance di studio, lavoro, viaggi e inserimento nella società, oltre a minare l’identità di italiani di queste persone.
[3] Soumaila Sacko era un migrante nero di 29 anni del Mali che si è attivamente espresso contro gli abusi dei lavoratori migranti in Calabria e ha sostenuto i diritti umani. È stato assassinato nel 2018 a San Calogero (Calabria) da Antonio Pontoriero, un contadino di 45 anni che viveva e lavorava nella zona.
[4] Abdul Salam Guibre era un diciannovenne italiano di colore, nato in Burkina Faso. Aveva vissuto in Italia quasi tutta la sua vita ed era cittadino italiano. Fu assassinato nel 2008 a Milano da un negoziante di 51 anni, Fausto Cristofoli, e dal figlio Daniele Cristofoli di 31 anni, che lo picchiarono a morte con dei pali di metallo dopo averlo accusato di aver rubato un pacchetto di biscotti.
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