Je so’ pazzo, je so’ pazzo
e vogl’essere chi vogl’io
ascite fore d’a casa mia.
Je so’ pazzo, je so’ pazzo,
c’ho il popolo che mi aspetta
e scusate vado di fretta.
Non mi date sempre ragione,
io lo so che sono un errore
nella vita voglio vivere almeno un giorno da leone
e lo Stato questa volta non mi deve condannare
pecché so’ pazzo, je so’ pazzo
ed oggi voglio parlare.
Je so’ pazzo, je so’ pazzo,
si se ‘ntosta ‘a nervatura
metto tutti ‘nfaccia ‘o muro.
Je so’ pazzo, je so’ pazzo
e chi dice che Masaniello poi negro non sia più bello?
E non sono menomato,
sono pure diplomato
e la faccia nera l’ho dipinta per essere notato.
Masaniello è crisciuto, Masaniello è turnato.
Je so’ pazzo, je so’ pazzo,
nun ce scassate ‘o cazzo!
Di Francesco Ciabattoni (Georgetown University).
“Je so pazz” di Pino Daniele è un blues all’italiana, un rock napoletano o una canzone jazz in uno dei dialetti più musicali in Italia? Comunque sia, il pastiche unico di stili, linguaggi e temi, così caratteristico di Pino Daniele, non può non farci innamorare dei suoi personaggi e delle sue storie, come se stessimo guardando una Commedia dell’arte proprio sotto il Vesuvio. Ma chi è il personaggio che canta questa canzone? Molti siti web affermano che sia l’ultimo discorso di Masaniello, il leader della rivoluzione napoletana contro i governanti spagnoli del 1647. Alcuni pubblicano addirittura il presunto “ultimo discorso di Masaniello” a cui sembra affine il testo di Daniele, soprattutto per la sua insistita dichiarazione di pazzia. Purtroppo nessun sito web si preoccupa di citare la fonte del discorso che attribuisce a Masaniello. Da dove arriva quindi questo discorso, che non si trova in nessuna cronaca o testo di storia? Cercando nei libri e non solo sul web, un testo attribuito a Masaniello si trova ed effettivamente ha qualcosa in comune con l’ossessivo ritornello di “Je so’ pazz’”:
“Amice miei, popolo mio, gente: vuie ve credite ca io sò pazzo e forse avite raggione vuie: io sò pazzo overamente… facite come a Masaniello: ascite pazzi”.
Questo discorso, in dialetto napoletano proprio come la canzone di Daniele, si ritrova nel romanzo Così parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo, pubblicato appena due anni prima della hit di Pino Daniele […]. Se, poi, Pino Daniele ha ricevuto un’ispirazione da quel testo, è stata un’ispirazione dalla penna di Luciano De Crescenzo, non dalla vera voce di Masaniello, una distinzione di cui il cantautore era probabilmente più consapevole di quanto si possa dire di molti suoi fan di internet!
Di Anthony DelDonna (Georgetown University).
Come si scrive di una canzone come “Je so pazzo”; una canzone che è stata discussa a lungo, interpretata e fraintesa ripetutamente sin dalla sua uscita nel 1979? Molto attentamente. Come notato nel commento sopra, la domanda introduttiva più basilare riguarda la musica stessa, e cioè: che musica? La frase a cui spesso si fa riferimento per rispondere è “Taramblù”, un composto di “tarantella” e “blues”, che coniò lo stesso Pino Daniele. Ma “Taramblù” rimane una spiegazione parziale: “Je so pazzo” come gran parte della sua musica presenta un ampio campionario delle influenze, musicali, culturali e letterarie che animano la produzione del cantautore napoletano. Il riff di chitarra solista in apertura segue il ritmo in battere del pronunciato ritmo swing che pulsa per tutta la canzone insieme al pesante controtempo (su due e quattro). La ripetizione del caratteristico fraseggio e dei tre accordi di base (Em-C7-B7 con un semplice Am7 aggiunto per variazione) punta anche direttamente al rock e al blues che il cantautore abbracciava apertamente, appropriandosi di un passato americano che la biografia non gli aveva concesso. Eppure è la melodia penetrante di armonica, fisarmonica e fischietto ad emergere tra una strofa e l’altra, riportando l’ascoltatore a Napoli. L’esecuzione vocale di Pino Daniele asseconda lo swing dell’accompagnamento: rilassata, misurata e sempre essenziale. La sorprendente originalità della musica (cantare della Napoli contemporanea con linguaggi e influenze distintamente americane) trova la sua controparte nell’evocazione di Masaniello. Simbolo duraturo del populismo (non nel senso deteriore che permea la politica contemporanea), Masaniello incarnava l’individualità e il ribaltamento dello status quo. Questo è il messaggio centrale della canzone di Daniele e della sua musica: “Sono pazzo” perché dirò il non detto, il tabù e non mi conformerò. L’individualismo e la ribellione di Daniele si estendono alle sue influenze musicali, trascendendo un’unica tradizione, stile, influenza, interpretazione o modello di ciò che dovrebbe essere la musica “napoletana”. Il messaggio è giustamente riassunto dall’ultima riga, “Je so’ pazzo, je so ’pazzo nun ce scassate ‘o cazzo!”