L’italiano

Parole di Cristiano Minellono, musica di Toto Cutugno (1983)

Lasciatemi cantare
con la chitarra in mano
lasciatemi cantare
sono un italiano

Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente
e un partigiano come Presidente
con l’autoradio sempre nella mano destra
e un canarino sopra la finestra

Buongiorno Italia con i tuoi artisti
con troppa America sui manifesti
con le canzoni con amore con il cuore
con più donne sempre meno suore.

Buongiorno Italia
buongiorno Maria
con gli occhi pieni di malinconia
buongiorno Dio, lo sai che ci sono anch’io.

Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano
lasciatemi cantare una canzone piano piano
lasciatemi cantare perché ne sono fiero
sono un Italiano, un Italiano vero.

Buongiorno Italia che non si spaventa
e con la crema da barba alla menta
con un vestito gessato sul blu
e la moviola la domenica in tivù

Buongiorno Italia col caffè ristretto
le calze nuove nel primo cassetto
con la bandiera in tintoria
e una Seicento giù di carrozzeria

Buongiorno Italia
buongiorno Maria
con gli occhi pieni di malinconia
buongiorno Dio, lo sai che ci sono anch’io.

Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano
lasciatemi cantare una canzone piano piano
lasciatemi cantare perché ne sono fiero
sono un Italiano, un Italiano vero.

Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano
lasciatemi cantare una canzone piano piano
lasciatemi cantare perché ne sono fiero
sono un Italiano, un Italiano vero.

Lasciatemi cantare perché ne sono fiero
sono un Italiano, un Italiano vero.

The Italian

Translated by: Francesco Ciabattoni

Let me sing
with my guitar in my hand
let me sing
I am an Italian

Good morning, Italy, spaghetti al dente
and a partisan for a President
with the car radio held in your right hand
and a canary over the window

Good morning, Italy, with all your artists
with too much America on the posters
with songs rhyming “love” with “heart”
with ever more women ever less modest.

Good morning, Italy,
good morning, Maria,
with eyes filled with melancholy
good morning God, don’t forget I’m here too.

Let me sing, with my guitar in my hand
let me sing a song so softly
let me sing because I’m proud of it
I am an Italian, a real Italian.

Good morning, Italy that is not afraid
and with mint shaving cream
with a blue pinstriped suit
and soccer every Sunday on TV

Good morning, Italy, with a ristretto coffee
new socks in the top drawer
with the flag at the dry cleaners
and a FIAT Seicento with a bumped car body

Good morning, Italy,
good morning, Maria,
with eyes filled with melancholy
good morning God, don’t forget I’m here too.

Let me sing, with my guitar in my hand
let me sing a song slowly
let me sing because I’m proud of it
I’m an Italian, a real Italian.

Let me sing, with my guitar in my hand
let me sing a song so softly
let me sing because I’m proud of it
I’m an Italian, a real Italian.

Let me sing because I’m proud of it
I’m an Italian, a real Italian.

“L’italiano” di Toto Cutugno (Francesco Ciabattoni)

 

Quando Adriano Celentano non accettò di cantare questa canzone, disse che non aveva bisogno di dimostrare a nessuno di essere ciò che la canzone afferma insistentemente, un “italiano vero”. Toto Cutugno allora la portò lui stesso a Sanremo (e fu fra i pochi a cantare dal vivo anziché in playback), dopo averla concepita durante un viaggio in Canada, probabilmente ponendosi il problema di come dovessero apparire gli italiani alla gente d’oltremare. E allora scrisse questo testo per una musica orecchiabile in la minore: una serie di stereotipi e cadenze prevedibili ma piacevoli, senza pretese di profondità analitica o di far satira sociale. Un quadretto cliché e ben congegnato per un ritratto dell’italiano medio.

Se gli “spaghetti al dente” sono forse l’unico elemento a tutt’oggi condivisibile e unificante della canzone, nel 1983 il riferimento al presidente partigiano evocava per molti italiani più l’esultanza dopo la vittoria sulla Germania nel campionato mondiale di calcio del 1982, momento fondativo dell’Italia moderna e poi berlusconiana, che gli autentici valori della Resistenza. Ciò, ovviamente, non per difetto del valoroso partigiano e presidente Sandro Pertini, ma per un processo di rimozione collettiva, in risposta al nuovo trauma nazionale del terrorismo e della strategia della tensione che si chiudeva appunto in quegli anni. Gli anni ’80, una nuova era di benessere gonfiato, di filoamericanismo e di un giovanilismo che rimpiazzava il Boom degli anni ’60 proprio come nuovi modelli di automobili stavano rimpiazzando le “Seicento giù di carrozzeria”.

Cosa significa, dunque, nell’ambito di questa canzone, essere italiano? Sembrerebbe che guardare “la moviola la domenica in tivù” e cantare canzoni melanconiche (“gli occhi pieni di malinconia”) siano—insieme ovviamente agli “spaghetti al dente” e all’attaccamento al proprio caffè preferito, ristretto o macchiato che sia—siano elementi costitutivi dell’identità nazionale così come Cutugno mostra di concepirla.  Il saluto a “Maria”, subito dopo l’osservazione che le donne italiane sono sempre “meno suore,” e in congiunzione con il richiamo a “Dio, lo sai che ci sono anch’io,” costituisce un necessario omaggio ai valori patria-religione-famiglia che non può mancare nel buonismo perbenista in cui Cutugno ha voluto collocare “L’italiano.”

Ma in realtà non è una canzone da prendere troppo sul serio: è tutto un gioco pop, una divertita parodia del concetto stesso di appartenenza nazionale, se infatti “L’italiano” non vinse Sanremo (si classificò quinta, ma nessuna delle prime quattro canzoni ha avuto un successo paragonabile!) e la bandiera rimane chiusa “in tintoria”.

“L’italiano” riscosse subito un notevole successo in patria e oltre, specialmente nei paesi dell’est Europa che in quegli guardavano all’Italia come gli italiani guardavano all’America (che pure è “troppa … sui manifesti”): terra-miraggio di libertà e opportunità, ma più vicina dell’America, ad appena una—terribile—traversata di mare Adriatico. Il brano vanta oltre 200 traduzioni e adattamenti, in cinese, finlandese, russo, arabo, ebraico eccetera. Va detto, ad ogni buon conto, che Cutugno ha poi saputo mettersi in discussione e in gioco, ad esempio, registrando una versione in cinese de “L’italiano” coinvolgendo nel videoclip molti giovani della comunità cinese di Milano. “L’italiano” di Toto Cutugno è subito diventato un tormentone e un classico della canzone pop sanremese, caratterizzando il suo cantautore forse anche a discapito di altri brani meno famosi ma ugualmente belli che ha prodotto, prima di scomparire il 22 agosto 2023.