Lyrics by Claudio Baglioni; Music by Claudio Baglioni and Antonio Coggio (1973)
Così vai via
non scherzare no…
domani via
per favore no…
Devo convincermi però
che non è nulla,
ma le mie mani tremano,
in qualche modo io dovrò
restare a galla!
E così te ne vai,
cosa mi è preso adesso?
Forse mi scriverai,
ma sì è lo stesso…
Così vai via,
l’ho capito sai,
che vuoi che sia,
se tu devi vai.
Mi sembra già che non potrò
più farne a meno
mentre i minuti passano.
Forse domani correrò
dietro il suo treno.
Tu non scordarmi mai,
com’è banale adesso.
Balliamo ancora dai,
ma sì è lo stesso.
Amore bello come il cielo
bello come il giorno
bello come il mare amore
ma non lo so dire.
Amore bello come un bacio
bello come il buio
bello come Dio
amore mio
non te ne andare!
Perché è così?
No, non è giusto se è così,
se te ne vai,
se te ne vai.
Perché è così?
Perché finisce tutto qui
fra poco andrai,
un lento, l’ultimo oramai…
E fare finta, che ne so?!
di essere matto:
piangere urlare e dire no
non serve a niente, già lo so
è finito tutto…
E se tu caso mai,
ma non mi sente adesso…
Balliamo ancora dai,
ma sì è lo stesso…
Amore bello come il cielo
bello come il giorno
bello come il mare amore,
ma non lo so dire…
Amore bello come un bacio
bello come il buio
bello come Dio
amore mio
non te ne andare!
Vai via così…
No, non è giusto ma è così…
Sei bella sai,
sei bella sai…
Vai via così,
finisce allora tutto qui
fra poco andrai,
un lento, l’ultimo oramai
Nato in un quartiere operaio di Roma, come ci ricorda anche una sua canzone (“’51 Montesacro”), Baglioni ha debuttato nel 1969 e ha ottenuto un grande successo nel 1971 con il concept-album Questo piccolo grande amore. Nel clima politicamente carico degli anni ’70, i testi d’amore di Baglioni erano spesso considerati troppo désengagé e non allineati ai temi politici per essere degni del plauso della critica. Tuttavia, le sue canzoni mostrano complessità e soluzioni originali sia nelle parole che nella musica.
L’ispirazione artistica di Baglioni include riferimenti a scrittori come Gabriel García Márquez, Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante. Lo stile vocale di Baglioni si è evoluto dagli stornelli della tradizione popolare romana allo stile pop e rock con note operistiche.
Di Cathy Ann Elias (De Paul University)
Il modo migliore per capire i testi di Claudio Baglioni è citare il titolo del suo secondo album ufficiale, Un cantastorie dei giorni nostri (1971). Durante la sua carriera, Baglioni racconta frammenti dei momenti struggenti e banali della sua vita, a volte in modo diretto, a volte attraverso illusioni pittoriche ispirate dalle emozioni che ha creato nel comporre la musica. Baglioni è un costruttore della narrazione, focalizza il suo obiettivo sul momento, poi si sposta sul passato o si proietta verso il futuro. Il suo stile lirico è in continua evoluzione, diventando più sofisticato ed è, come vedremo, radicalmente diverso tra i diversi album. Baglioni usa la parola ‘cantastorie’ (le cui radici risalgono al Trecento) anziché che ‘cantautore’, invece comunemente usata dai suoi contemporanei. Per lui, la musica è ciò che crea il testo, non è il testo a essere musicato. Baglioni per lo più compone prima la musica e l’emozione della musica si traduce nelle parole. Si lamenta di lottare con le parole. In una conferenza alla New York University ha detto “. . . la musica è un mondo misterioso, una specie di acqua, è quasi metafisica, invece le parole hanno un senso compiuto, hanno una dimensione e questo le rende anche difficili… quello che mi consola per il quale io riesco di arrivare fino alla fine non è tanto avere voglia di raccontare qualcosa e magari un argomento, qualcosa di accaduto, un’emozione, una suggestione, ma quanto quello di aggiungere con le parole altra musica a quella musica che già c’è attraverso il fluido delle note, delle tante melodie, perché poi non esiste mai una sola melodia.”
La sua musica e i suoi testi evolvono in modo sostanziale e continuo, ma ciò che rimane costante è il racconto della sua vita e la sua visione mutevole di un mondo che cambia. Il suo concept album Questo piccolo grande amore (1972) offre una prospettiva sul giovane Claudio alle prese con i suoi sentimenti privati e semplici storie emotive in canzoni famose come “Una faccia pulita”, “Con tutto l’amore che posso”, “Mia libertà”, “La prima volta” e “Questo piccolo amore”. Il suo ritratto di “Porta Portese” ha immortalato l’atmosfera del luogo per tutta una generazione:
È domenica mattina, si è svegliato già il mercato[…] C’è la vecchia che ha sul banco foto di papa Giovanni, lei sta qui da quarant’anni o forse più e i suoi occhi han visto re scannati ricchi ed impiegati, capelloni, ladri, artisti e figli di […]
Vado avanti a gomitate fra la gente che si affolla le patacche che ti ammolla quello là!
Al contrario, Strada facendo (1981) presenta canzoni con testi di diversa natura come “Ragazze dell’Est”, scritta dopo il suo viaggio in Polonia, e “I vecchi”, che si lasciano indietro le illusioni e delusioni sentimentali dell’adolescenza, il vecchio rione romano d’origine, pur senza abbandonarne il ricordo, con brani come “Uno” o più comunemente noto come “’51 Montesacro”, dove iniziò la sua vita. Nel 1985 assistiamo a un cambiamento sia nello stile musicale che nei testi. Baglioni crea un altro concept album che si sviluppa nell’arco di una giornata: inizia con “Un nuovo giorno o un giorno nuovo” e termina di notte con “Notte di note note di notte”. il linguaggio poetico assume una nuova veste linguistica ricca di immagini nitide e colorate, che si intrecciano insieme per creare un’atmosfera più che una storia specifica. Le immagini, complesse, intricate e frammentate, ritraggono i momenti della giornata e vengono eloquentemente cucite insieme come qualcosa di più che dei semplici testi ma come una continua poesia, come accade ad esempio in “Notte di note note di notte”. “I vecchi” da Strada facendo (1981) e “Uomini persi” da La vita è adesso (1985), due canzoni sullo stesso argomento, vecchi solitari illustrano il mutamento del suo stile linguistico e, come hanno sottolineato gli studiosi (Ciabattoni, Elias), incorporano allusioni a poeti come Mario Luzi e Pier Paolo Pasolini. “I vecchi” racconta una storia con alcune astrazioni, mentre “Uomini persi” è piena di piccole immagini poetiche astratte che suggeriscono pensieri e fanno appello ai ricordi, invece di raccontare storie. Confrontando piccoli passaggi da ciascuno può chiarire queste differenze:
I vecchi che si addannano alle bocce mattine lucide di festa che si può dormire gli occhiali per vederci da vicino a misurar le gocce per una malattia difficile da dire . . .
In “I vecchi”, le piccole immagini, caratteristiche dell’arte di Baglioni, alludono a fatti realistici e molto precisi: la vista deteriorata degli anziani, i farmaci per curare le malattie, mattine luminose che servono solo per dormire. In “Uomini persi” le immagini sono più astratte, il linguaggio più poetico, il messaggio viene trasmesso attraverso allusioni ed evocazioni, piuttosto che storie reali:
. . . vento che spazza via le foglie del primo giorno di scuola.
Raggi di sole che allungavano i colori sugli ultimi giochi tra i montarozzi di terra e al davanzale di una casa senza balconi due dita a pistola.
Anche quei pazzi che hanno sparato alle persone bucandole come biglietti da annullare hanno pensato che i morti li coprissero perché non prendessero freddo e il sonno fosse lieve…
Nel 1990 Baglioni crea un capolavoro con l’album Oltre. In esso, il cantautore esplora a fondo nuovi temi personali e la sua nuova padronanza di sofisticate tecniche poetiche che sfruttano il suono delle parole per costruire l’atmosfera e fissare immagini di un momento nel tempo. Un buon esempio è “Io dal mare” che si riferisce all’idea di essere stato concepito su una spiaggia. Filippo Maria Caggiani sottolinea che le immagini sono formate dalla parola “mare” e il cantautore “satura i testi” con parole come amare, stremare, calmare, ansimare, domare, infiammare. . . concludendo la canzone con “quel mare che fu madre e che non so”. Da cantastorie, Baglioni continua a scrivere e riscrivere la sua vita con nuovi album: Io sono qui (1995) e Sono io. L’uomo della storia accanto (2003) si rivolgono al passato e guardano avanti allo stesso tempo. Nel 2009 Baglioni è tornato su questi temi raccontando la sua storia con un libro, un film e una performance chiamata Q.P.G.A. di cui ho avuto il piacere di vedere a Torre del Lago. Baglioni ha rielaborato la storia della prima parte della sua vita descritta nel suo concept album del 1972, Questo piccolo grande amore. Le canzoni di questo album sono state rielaborate e intrecciate in una stravaganza musicale con recitativi, preludi, intermezzi, nuovi pezzi e molto altro ancora. Come un vero cantastorie (trovatore) continua a raccontare le storie della sua vita. Le sue ballate continuano mentre viaggia da Roma a Lampedusa con Con Voi (2013) e molto altro ancora.
OPERE CITATE: – Baglioni, Claudio “Music as a Universal Language. A Conversation with Claudio Baglioni @ Casa Italiana Zerilli-Marimò 2010”, YouTube, 07 Jan. 2011: <http://www.youtube.com/watch?v=O24eh8jPjRM>
– Caggiani, Filippo Maria, Oltre: Storia e analisi del capolavoro di Claudio Baglioni, N.p.: Lulu.com, 2010. – Ciabattoni, Francesco. “A Collage of Literary Subtexts in Claudio Baglioni’s La Vita è adesso” in Musica pop e testi in Italia dal 1960 a oggi, edited by Andrea Ciccarelli, Mary Migliozzi e Marianna Orsi, pp. 113-121.
– Elias, Cathy Ann. “Claudio Baglioni, the Apollo of musica leggera” in Musica pop e testi in Italia dal 1960 a oggi, edited by Andrea Ciccarelli, Mary Migliozzi e Marianna Orsi, pp. 95-111.
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