(Castelfranco Veneto, 1955 – )
Di Gaspare Trapani (CECC/FCH/UCP e FLUL/Ulisboa – Lisbona)
“Sono nata e cresciuta in un Veneto che non è solo bianco, ma secondo me all’epoca era oscurantista. Mia madre avrebbe voluto studiare ma siccome era donna e la famiglia aveva deciso diversamente, ha dovuto mettersi a lavorare. Io volevo diventare la voce libera delle donne che si prendono la bellezza e la libertà a cui hanno diritto”[1]. È così che in un’intervista rilasciata nel 2022, Rettore descrive le sue origini e quella voglia di riscatto che caratterizza non solo la sua personalità, ma anche le istanze della sua produzione discografica, di cui è, in massima parte, autrice insieme al marito Claudio Rego.
Donatella Rettore, infatti, nasce l’8 Luglio 1955 a Castelfranco Veneto: un dono – da cui il nome Donatella – per i genitori dopo 4 fratelli morti prematuramente. Dalla madre, attrice goldoniana nella compagnia di Cesco Baseggio, eredita probabilmente la vena artistica tanto da dar vita a soli 10 anni ad una piccola band, di cui era frontwoman. Cantava le canzoni dei Nomadi, di Caterina Caselli, di Patty Pravo. Il nome non poteva essere più profetico: i Cobra.
Quando Rettore era ancora Donatella.
A 14 anni la ritroviamo a Napoli all’interno della Nuova Compagnia di Canto Popolare, del maestro Roberto De Simone, per un tour estivo e, dopo aver vinto un concorso per voci nuove, apre alcuni concerti di Lucio Dalla. Dopo la maturità al liceo linguistico, decide di lasciare il Veneto e tentare la sorte a Roma.
Passa però, ancora una volta, per Napoli, dove, con la casa discografica Edibi, nell’ottobre del 1973 incide il suo 45 giri d’esordio: “Quando tu”/“L’Amore e…”Rettore è l’autrice dei due testi, mentre le musiche sono affidate a Mario Pagano. Il singolo passa sostanzialmente inosservato, ma non Donatella che, qualche mese dopo, nel Marzo del 1974, è inserita da Gianni Ravera nel cast del XXIV Festival di Sanremo. Canterà un altro suo testo – “Capelli Sciolti” – ed arriverà penultima, ma a questo brano, Donatella preferirà “Il tango della cantante”, lato B di “Capelli Sciolti”,in cui, in nuce, possiamo vedere alcuni motivi che caratterizzeranno la poetica della sua futura produzione musicale: la tenacia e l’autoironia.
Nella canzone, interpretata, nonostante la tenera età, con vigore e padronanza del palco, dirà, fra l’altro:
Canto, piango
questo tango lo potete anche ballar
brava, bene!
la mia arte dove mai andrà a morir
e mentre piango e canto il tango disperata
arriva uno e mi dice di cambiar mestier!
Così, alla fine del 1974, i brani citati confluiscono nel suo primo album – Ogni giorno si cantano canzoni d’amore – insieme ad altri sei. Il titolo un po’ inganna: non si allude, infatti, solo ad amori conquistati o perduti fra un uomo ed una donna, ma ad altri tipi di amori, spesso tormentati, richiesti, non corrisposti o, addirittura, latitanti.
Ne è esempio la prima traccia, “Maria Sole”,dal cui ritornello prende spunto il lungo titolo dell’LP. Nel verso successivo l’artista canta: “ogni giorno c’è un bimbo che nasce per errore”: “Maria Sole”è, infatti, una bambina messa al mondo e poi abbandonata in un collegio di suore. La giovanissima artista, in effetti, visse in un collegio di suore, mandata dalla madre, a causa della sua estrema vivacità. L’esperienza, frequentemente ricordata nelle interviste, la segnò molto, tanto da ispirarle questi versi:
Ecco suona la campana
qui bene o male si va a dormire
e ancora il pianto di Giuliana
sotto il cuscino dovrò sentire
dice che lei l’hanno trovata
dentro un cestino in una via
e che per grazia del Signore
non è volata via
Nella canzone, si cela, in modo non troppo nascosto, il tema dell’aborto, che sarebbe diventato legale solo 4 anni dopo l’incisione del pezzo. Altrettanto struggente è “Stasera, ogni sera”in cui l’amore (ed il corpo) si comprano su un marciapiede:
Anche stasera
come ogni sera
son qui che attendo
qualcuno che mi cerchi
debbo chiedergli il nome
e dirgli: “Amore mio”
prendere i suoi quattrini
ed andarmene via
L’album, tuttavia, anche per una cattiva distribuzione, passa inosservato, nonostante fra gli autori ci fosse Gino Paoli a firma del brano “Ti ho preso con me”. Tra i due non fu, probabilmente, un amore a prima vista, considerando che Rettore, in una recente intervista ha dichiarato: “Gino Paoli si girava dall’altra parte ogni volta che mi vedeva” (Conti).
Le prime soddisfazioni, però, stanno per arrivare, ma fuori dall’Italia, prevalentemente in Svizzera e Germania, con una cover spagnola su cui Rettore riscrive il testo in italiano: “Lailolà”. La canzone, infatti, un inno alla liberazione sessuale, venderà più di 500.000 copie e la riporterà, nel 1977, alla sua seconda partecipazione al Festival di Sanremo. Canterà “Carmela”, un brano in cui antifascismo e pacifismo si fondono, sullo sfondo della guerra civile spagnola e della dittatura franchista.
Il pezzo farà da apripista a quello che forse è l’album più “impegnato” dell’artista veneta – Donatella Rettore – che, dunque, nel 1977 userà per l’ultima volta nome e cognome. Se per un verso alcune canzoni continuano ad ispirarsi alla sua sfera familiare (“Nel viale della scuola è sempre autunno” e “Padre non piangere”), le altre rivelano un impegno politico di critica sociale che, in quegli anni, è solo riconosciuto ai cantautori. È la stessa artista a parlarne nel suo libro Dadauffa – Memorie agitate: “Il disco Donatella Rettore mi fece guadagnare il soprannome di De Gregori in gonnella che mi snervò non poco. Trovavo offensivo che io potessi esistere solo in funzione di un uomo quasi che il cantautorato fosse una prerogativa maschile e un derivato femminile” (Rettore, p. 66).
Nell’album, dunque, si sente questo taglio femminista a partire da “La Berta”ritratto di una giovane femminista alle prese con un compagno che “non è buono a lavorare” e un padre che “è capace solo a bere” e che attraverso il libro, “il suo capitale” – una non troppo velata allusione a Marx – ricerca la giustizia sociale e la sua emancipazione. Gli stessi temi si ritrovano anche ne “Il Patriarca”mentre in “Caro Preside”,la scuola, ancora una volta, è presentata come la prima istituzione dove le differenze sociali fra il “figlio del dottore” e il “figlio di un muratore” emergono.
Una menzione a parte merita “Gabriele”, non solo perché qui le sonorità rock che sarebbero spiccate qualche anno dopo cominciano a delinearsi, ma perché Rettore attacca direttamente il poeta Gabriele D’Annunzio, che specialmente in quegli anni politicamente polarizzati alcuni ritenevano vicino al fascismo:
Profilo di grande uomo politico e internazionale
con i tuoi folli atteggiamenti da principe del male
avevi amanti pazze, disposte anche alla morte
con loro sì che ti sentivi simbolo del sesso forte
ma se ci fossi stata io…
Siamo, del resto, alla fine degli anni ’70 e lo scontro politico giovanile fra giovani e studenti di destra e sinistra raggiunge il culmine.
La prima cantautrice in classifica.
Ne è vittima la stessa Rettore che venne aggredita da gruppi di destra mentre staccava i manifesti del Movimento Sociale Italiano (MSI) dai muri. Da questa esperienza marcante nasce la scrittura di “Eroe” (1978). È la svolta: l’artista accantona definitivamente il nome Donatella, vira definitivamente verso il pop-rock e comincia con l’etichetta discografica Ariston un percorso che la porterà, nei primi anni Ottanta, ad essere – come scriverà più tardi il Corriere della Sera – la prima cantautrice italiana in classifica.
A contribuire a questo successo non si può non citare il marito, Claudio Rego, vero e proprio alter ego della cantante che sarà l’autore di tutte le sue musiche, dal 1977 fino ad oggi. Dirà Rettore: “Non siamo una coppia come Mogol–Battisti. Noi, insieme, formiamo un cantautore. È un amalgama, non si sa dove finisca l’una e inizi l’altro” (Rettore, p. 58).
Il singolo successivo—lanciato nel 1979—si chiama “Splendido Splendente” ed è già storia. A prescindere dalle diverse possibili interpretazioni, chirurgia estetica o fluidità di genere, ne è tema il corpo, la possibilità di gestirlo come si vuole, come viatico verso la felicità:
Come sono si vedrà:
uomo o donna senza età
senza sesso crescerà,
per la vita una splendente vanità
Al successo del singolo si accompagna quello dell’ellepì, Brivido Divino (1979). Un album in cui, accanto al filone cantautorale non completamente abbandonato (“Il mimo”)il rock si fonde con il New Romantic (“La mia più bella canzone d’amore”)oppure con la musica dance (“Brilla”). I testi si fanno più provocatori e versatili, inaugurando diversi filoni: da quello occulto (“Salvami”)a quello animalier (“L’aquila nera”)a quello del divismo in versi (“Divino Divina”) in una sorta di narrativa multiforme che avrà un seguito nei 33 giri successivi.
Il percorso continuerà, l’anno seguente con Magnifico Delirio. Il singolo estratto è “Kobra”, probabilmente il pezzo più iconico di Rettore di cui si sa tutto ma soprattutto che, no, “non è un serpente”.
Al di là della chiarissima allusione sessuale, da mettere in luce è il verso in cui si definisce il kobra come “un nobile servo che vive in prigione” a volerne sottolineare il fatto che, come tale, deve obbedire e sottostare, in questo caso, all’io narrante: la donna per la quale è “un pensiero frequente che diventa indecente”. Tra le righe, dunque, un testo femminista in cui la donna rivendica il diritto al proprio piacere e al controllo sui ruoli sessuali, cosa non proprio ovvia in quei tempi (e, a pensarci bene, nemmeno oggi). Il successo fu strepitoso: raggiunse il quarto posto in Italia ed in Germania e vinse pure il Festivalbar (insieme a Miguel Bosè).
Ma l’album conteneva più di una provocazione sessuale. In “Benvenuto”Rettore cantava:
Benvenuto così
come ho sempre sperato
benvenuto dentro e innamorato
benvenuto per sempre
sulla pancia e assetato
benvenuto in gola e nel palato
Ne censurarono persino il video che doveva fare da sigla a Domenica In (sostituita da una più rassicurante “Mi mancherai”di Marcella, con cui, peraltro, a quei tempi i rapporti, non erano proprio pacifici).
Tutta da ascoltare è “Gaio”: oltre al chiaro riferimento, dal titolo, all’omosessualità, il protagonista è un crossdresser biologicamente di sesso maschile, che spesso utilizza accessori tipicamente rivolti alle persone di genere femminile, presentandosi, dunque come donna.
In “Delirio”, poi, il pop rock si fonde con la lirica mentre “Magnifica”èuna sorta di favola calviniana messa in musica.
Questo secondo successo suonava come una consacrazione di un’artista molto diversa rispetto alle altre non solo perché cantava i propri testi ma anche perché fuggiva dal cliché secondo cui alle cantanti erano sostanzialmente riservate solo canzoni d’amore.
L’ulteriore conferma arriva, nel 1981, con l’album Estasi clamorosa e il singolo “Donatella”in cui, tra il serio e il faceto, sottolinea la ferma volontà di farsi chiamare solo Miss Rettore. Altro giro, altro regalo: la canzone, in pieno stile ska, per la prima volta in Italia, vince nuovamente il Festivalbar.
Fra le tracce vale la pena menzionare “Estasi”, inizialmente pensato per Patty Pravo e “Remember”scritta da Elton John, con cui Rettore, avrebbe cominciato una proficua collaborazione ed amicizia.
È durante un lungo soggiorno a Londra che Rettore prepara il prossimo passo: unconcept album dal titolo Kamikaze rock’n’roll suicide dedicato interamente al Giappone ed al delicato tema del suicidio (il corpo ancora una volta!). L’album è la storia, in vari episodi, di un soldato e Rettore si presenta, fatto inedito nella musica pop italiana, come uomo. Chiarisce l’artista: “Sono chiaramente un guerriero e nell’album parlo al maschile, la prima persona non è al femminile ma al maschile” (Meis, p. 187). Nella title track, “Kamikaze rock’n roll suicide” c’è l’eccitazione di quello che si suicida e infatti lo fa a tempo di rock. In “Oblio” è l’anima del kamikaze che si innalza e continua a vivere senza corpo. “Sayonara” è l’eroe che combatte sprezzante del pericolo, e conosce solo gloria e vittoria. Gli altri pezzi sono vari modi di interpretare il suicidio come in “Garage” che racconta la storia del suicidio della femminilità; “Karakiri” è il modo dei samurai di offrire la propria vita in nome di un codice morale. “La storia di questo soldato è la storia mia, che sono un kamikaze, ma è la storia anche dell’umanità” (Meis, p. 187). Il singolo di quell’anno sarà “Lamette” un’altra sua canzone-manifesto, un’altra provocazione raccolta dal pubblico.
Il processo creativo di Rettore.
Rettore si conferma ormai la cantante più “venduta” in quegli anni, (Mustacchio, p. 171) superando nettamente le principali “rivali” dell’epoca, Bertè e Nannini in primis.
Il segreto del successo non risiede solo nell’audacia e nella versatilità dei testi o nell’innovazione musicale ma nella concezione stessa del processo creativo dell’artista.
Rettore, infatti, non si limita a scrivere ed eseguire le sue canzoni, ma le rappresenta in veri e propri eventi visuali. Se, come afferma l’accademico della Crusca, Lorenzo Coveri: “la canzone ha a che fare, più che con un atto di comunicazione orale, con un atto di comunicazione teatrale” (Coveri, p. 15) in Rettore, proprio come a teatro, il corpo diventa superficie espressiva totalmente sinergica e non accessoria alla voce con un’idea di “arte totale”.
Come in una bottega rinascimentale – non sarà forse un caso che Rettore, come Giorgione, sia di Castelfranco Veneto! – è la stessa artista a prendersi cura, insieme ad una ristretta cerchia di collaboratori, oltre dell’aspetto musicale, di ogni minimo dettaglio: dalle singolari copertine all’abbigliamento, dal trucco alla pettinatura, dalla coreografia alla messa in scena: ogni pezzo con una sua propria specificità, senza mai ripetersi, sia nei concerti che nelle apparizioni televisive.
Così, ad esempio, le esibizioni di “Kobra” sono accompagnate da una Rettore in versione “strega optical” in un bianco e nero che ricorda il velenoso elapide mentre quelle di “Kamikaze” mettono in risalto un look post-atomico di ispirazione nipponica. Qualcosa di inedito in Italia che avremmo in qualche modo visto successivamente solo con Madonna.
Non ci si stupisce, quindi, che qualche mese dopo aver vestito i panni di un soldato giapponese, Rettore si presenti in palco di bianco vestita, con morbidi orsacchiotti di peluche e canti una struggente This Time, scritta ancora una volta dall’entourage di Elton John per lei. Nel 1982 la canzone sarà colonna sonora di un film intitolato Cicciabomba, del quale Rettore sarà protagonista: una divertente commedia in cui il tema è quello che oggi chiameremmo body shaming. Non sarà l’unica incursione cinematografica di Rettore: nel 1989 farà un cameo in Kinski Paganini di Klaus Kinsky.
Nel pieno del suo successo Caterina Caselli, forse la più potente produttrice discografica dell’epoca (e non solo), la vorrà nella sua scuderia, l’etichetta CGD, una scelta di cui, però, ben presto Rettore si pentirà parlando di “un madornale errore di valutazione”. Proprio con la stessa Caselli, tornata a cantare dopo 9 anni di silenzio, inciderà la natalizia “Little Drummer Boy”/“Peace on Earth” già eseguita, in duetto, nel 1977 da Bing Crosby e David Bowie. Il duetto però non placa le loro divergenze: ciò nonostante, con la CGD, Rettore pubblicherà un altro concept album, Far West (1983), con il singolo “Io ho te”ambientato nel mondo western americano e, due anni dopo, Danceteria in cui si manifesta una Rettore più sensuale, in atmosfere retrò e con abiti da diva.
Le montagne russe
Rettore non è soddisfatta: rompe il contratto con la Caselli e la CGD e firma, nel 1986, con un’altra prestigiosa casa discografica, la Ricordi. Le viene però immediatamente suggerito (imposto?) di tornare a Sanremo: Rettore, anche per motivi familiari – la malattia della madre – vorrebbe non partecipare: ancor più quando, da cantautrice, le viene proposto un brano non suo, “Amore stella”di Morra-Fabrizio (autori in quel periodo per Gianni Togni, Miguel Bosè e Riccardo Fogli, fra gli altri). Non le vanno giù, certamente, alcuni versi del testo, a suo dire melensi di eccessiva dipendenza amorosa dall’uomo:
Io che sono niente nullità
chissà che dio diventerei
se in quel che vivi fossi anch’io
se quel che fai fosse un po’ mio
da te mi lascerei bruciare
e giù all’inferno e anche più giù
se proprio in fondo fossi tu
Non lo nasconderà in nessuna intervista dell’epoca, nemmeno in diretta al TG1 con Vincenzo Mollica, in cui, peraltro, battibeccherà con Marcella. La canterà, pertanto, molto controvoglia in un Festival delle donne ad alto tasso di rivalità (parteciperanno, tra le altre, Anna Oxa e Loredana Bertè). Tuttavia, da autentico animale da palcoscenico, canterà quel testo, di fatto molto sdolcinato, con una interpretazione struggente ed intensa, decostruendolo ed esorcizzandolo nella sua totalità indossando i panni di Crudelia De Mon (e non di angelo come molti penseranno). Sarà molto apprezzata dal pubblico dell’Ariston: le lanceranno fiori ad ogni esibizione e rumoreggeranno per quel tredicesimo posto poco meritato. La canzone sarà poi, non solo la colonna sonora, ma il filo conduttore del film d’ambientazione siciliana Più buio di mezzanotte presentato a Cannes nel 2014. Rettore nel corso degli ultimi anni si riconcilierà con il brano reinserendolo nella scaletta dei suoi live.
Inevitabilmente, però, i rapporti con la Ricordi si interromperanno immediatamente. Comincia adesso per la carriera dell’artista veneta quello che lei stessa ha definito le “montagne russe” con una peregrinazione in diverse case discografiche.
È in questo momento così complesso che nasce l’incontro musicale con Giuni Russo, anche lei reduce da un’esperienza negativa alla CGD di Caterina Caselli. Così lo ricorda Rettore nel suo Dadauffa: “Avevamo la nomea di essere le ingestibili della discografia italiana, un aggettivo spesso usato per chi è libero e coerente” (Rettore, p. 164). Viene, così, alla luce il singolo “Adrenalina”: in uno dei primissimi duetti pop fra artiste (a quel tempo rarissimi), le due cantanti s’impadroniscono del palco per 4 minuti di irriverenza totale.
Gli anni ’80, volgono, intanto al termine e Rettore pubblica l’album Rettoressa (1988) – ancora un gioco di parole con il suo cognome! – e una raccolta, Ossigenata (1989), con gli inediti “Zan zan zan” e “Sogno americano”.
Arrivano gli anni ’90: cambiano tempi, gusti e, in un certo senso regole. Si registra un ritorno a sonorità più organiche e acustiche, i testi diventano più introspettivi, con un rinnovato interesse per il cantautorato classico e la musica italiana melodico-tradizionale. Anche l’estetica sonora cambia radicalmente ed, all’’immagine glamour degli artisti degli ’80, si sostituisce uno stile più morigerato, se non addirittura castigato. Si pensi, ad esempio, a ciò che succede a Renato Zero che da canzoni come “Mi vendo” (1977) o “Triangolo”(1978)passa a cantare brani come “Ave Maria” (1993) con relative “conversioni” in palco o, in ambito femminile, a Gianna Nannini, i cui testi provocatori – “America”(1979) – sono sostituiti da testi ben più “rassicuranti”.
Ma Rettore non vuole essere rassicurante e nell’ottica che le sue provocazioni musicali, sono, di fatto, anche culturali, non si piega né alle nuove tendenze, né soprattutto ai diktat che le diverse etichette le impongono: non è un caso che, proprio ai primi anni ’90, decide di ricomprare il master di un album pronto per uscire per evitarne la messa in commercio.
Dopo Son Rettore e canto (1992) bisognerà aspettare il 1994 per rivederla su un grande palco: con la struggente ballad “Di notte specialmente”, infatti, Pippo Baudo la vorrà a Sanremo, edizione XLIV. Si classificherà al decimo posto ed otterrà un buon riscontro anche nelle vendite. Al singolo seguirà l’album Incantesimi notturni. Due anni dopo, all’interno di un live, propone la canzone “Fax”nata dalla collaborazione con Elio e le Storie Tese.
Dovranno passare, però, 9 anni per avere un nuovo album. Ed ecco “Figurine,” title-track dell’album del 2005:
In un mondo pieno di iene
quante belle statuine
siamo tutti figurine
tanto sonno sete e fame
Il disco passa sostanzialmente inosservato ma ci presenta una Rettore più intimista ed, in un certo senso, delusa e arrabbiata. Ce lo fa presente in uno dei testi più autoriflessivi della cantautrice, scritto in prima persona, dall’emblematico titolo “Stralunata”:
Stralunata come un angelo di strada
che non sa dove volare
annullata dentro un mondo senza vita
che non so dov’è finita
stralunata e senza meta
chi lo sa se l’ho mai avuta
Del 2011 è, invece, l’ultimo album di inediti: Caduta Massi. Anche in questo caso, come testimoniato dal titolo, la caduta dei massi è una metafora dell’umanità che per sopravvivere deve scansarli. I testi, pur continuando il filone riflessivo dell’album precedente, segnano il ritorno di Rettore a sonorità decisamente più rock con un ritrovato gusto per il paradosso e per l’ironia, spesso amara.
Fra le canzoni avrebbe certamente meritato maggiore popolarità “Se morirò”, in cui la morte non solo è sfidata, attraverso il “se” ipotetico, ma è esorcizzata e vissuta come una condizione che le permette di essere eternamente integra:
Se morirò
morirò con l’orchestra
sarà un cambio di giostra
avrò tre soldi in tasca
se morirò
morirò con il trucco
ci sarà il mare in burrasca
e avrò tre soldi in tasca
Questo sarà, purtroppo, l’ultimo album di inediti di Rettore che però non lascerà mai né le presenze in tv (indimenticabile la sua partecipazione come coach a Ora o mai più) né la dimensione live in concerti sempre molto partecipati, lungo tutto la penisola.
Chiamatela Dottoressa!
Gli anni ’20 del 2000, segnano un ulteriore ribaltamento del gusto musicale, portando, nei fatti, ad una rinascita del pop in Italia. Con la complicità di Amadeus, a Sanremo, il pop ritorna in primo piano, con personaggi come Achille Lauro, Elodie, la Rappresentante di Lista, Mahmood, Madame, Colapesce & Di Martino, Annalisa.
Rettore per molti/e di questi/e artisti/e è un riferimento. Non a caso, proprio nel 2021, sarà ospite, nella serata dei duetti, de La Rappresentante di Lista, per una magnifica riproposizione di “Splendido Splendente”in cui le voci di Veronica Lucchesi e Rettore si fondono armonicamente.
Questa partecipazione sarà il preludio ad un’altra presenza, stavolta in gara, nel 2022, insieme a Ditonellapiaga, con “Chimica”un singolo, diventato subito disco di platino, perfettamente in linea con la produzione electro-pop rettoriana, in cui, ancora una volta, la provocazione la fa padrona, in un testo in cui è chiara l’esaltazione dell’amore fisico (il corpo!), a discapito dell’amore sentimentale, del cuore, senza inibizioni o tabù:
E non c’è anticipo o ritardo
se rimango vengo ripetutamente
e non m’importa del pudore
delle suore me ne sbatto totalmente
e non mi fare la morale
che alla fine, se Dio vuole è solamente
una questione di chimica, chimica.
A queste due preziose collaborazioni ne seguiranno altre, in veri e propri incontri generazionali all’insegna del pop. Nascono così “Faccio da me”con Tancredi (2022), “Spettacolare”, scritta dallo Stato Sociale, con il duo indie Legno (2023). Il 2024 è l’anno di “Lamette”riproposto sia a Sanremo, nella serata dei duetti con i giovanissimi de “La Sad”, sia insieme ad Annalisa in un concerto della cantautrice ligure.
Da poco è, invece, uscito il singolo “Il senso del pericolo”,preludio ad un annunciato album di inediti che i fan aspettano da 13 lunghi anni.
Rettore ha dunque una carriera da cantautrice lunga più di un cinquantennio. Va detto che proprio la definizione di cantautrice non le è stata mai pienamente riconosciuta. Un po’ come avviene nei manuali di letteratura, in cui gli scrittori mettono in ombra le scrittrici, le è (stato) difficile conquistarsi il suo spazio: “Mi toccava sentire frasi tipo I maschi sono più portati per questo genere oppure Forse un giorno accadrà, ma le donne non sono ancora pronte per sostenere questo ruolo” (Rettore, p. 60).
Ma non è stato l’unico pregiudizio nei suoi confronti. Il confezionare dei successi orecchiabili – troppo frettolosamente definiti tormentoni o canzonette – da una parte, l’esibirsi in spettacolari performance in cui nessun dettaglio (abbigliamento, trucco, pettinatura, coreografia, scenografia) fosse trascurato, faceva in modo che l’attenzione della gente non si soffermasse sulla ricchezza dei testi, spesso nascosta fra i nonsense e l’ironia tagliente, uno dei principali segreti della poetica e del processivo creativo di Rettore.
Se lungo tutta la sua carriera, le doti di Rettore sono state comprese da un folto e fedele gruppo di estimatori, negli ultimi anni, queste sono state riconosciute sia da colleghi/e e pubblico giovanissimo, sia da critici e studiosi musicali che ne hanno messo in evidenza il ruolo di pioniera.
Si inserisce in questo contesto, nell’aprile del 2023, il conferimento del diploma “ad honorem” del Master universitario in Management delle Risorse Artistiche e Culturali attribuitole dall’Università IULM di Milano.
In uno stralcio della motivazione assegnata si legge, fra l’altro: “Personalità eclettica e dissacrante, Donatella Rettore, come un’intera generazione di cantautori, che hanno scritto pagine importanti della storia della musica leggera italiana, in particolare ha dato vita ad un vero e proprio laboratorio di ricerca testuale, invisibile, ma operoso e virtuoso, che riesce a tessere, in modo quasi subliminale, ma empaticamente sensibile, telai musicali, dove le parole e le note si fondono, disegnando – come in un antico tappeto persiano – arabeschi fiabeschi e visibili solo ai privilegiati, che riescono a penetrare, quasi magicamente, la trama di quei tappeti immaginari”.
Questo riconoscimento – per la prima volta assegnato ad una donna e precedentemente attribuito solo ad artisti, del calibro di Lucio Dalla, Vasco Rossi e Roberto Vecchioni – rende solo in parte giustizia, al giudizio, forse troppo sbrigativo che la considerava un personaggio folclorico del nostro panorama musicale, autrice di brani di facile fruizione accompagnate da esibizioni spesso giudicate frivole e sopra le righe.
Insomma per dirla con un titolo di un pezzo di Rettore: “Presto, che è tardi!”
Bibliografia
Conti, Andrea “Donatella Rettore: ‘Antonello Venditti contro Annalisa e Angelina? Ce l’aveva pure con me, fanno bene a sperimentare. È vero che volevo scappare da Sanremo 86 perché è stato terribile, papà stava male’“, Fatto Quotidiano Magazine 29/06/2024.
Coveri, Lorenzo (a cura di). Parole in musica. Lingua e poesia nella canzone d’autore italiana, , Novara, Interlinea, 1996.
Longo, Emiliano. Rettore specialmente, Arcana, 2018.
Meis, Gianluca. #Rettore Magnifico Delirio, VoloLibero Edizioni, 2014.
Mustacchio, Andrea. Donne in hit parade, 2023
Rettore, Donatella. Dadauffa. Memorie agitate , Rizzoli, 2022.
Scorranese, Roberta. “Rettore: ‘Io trasgressiva? La prima volta fu con mio marito, 44 anni fa. Morandi? Se non sa usare i social, si ritiri’”, Corriere della Sera, 05/01/2022.
Trapani, Gaspare. “Il Kobra (non) è un serpente: corpo e (de)sessualizzazione nella musica italiana al femminile ai tempi del Cavaliere” in Polifonia musicale: le vie delle melodie italiane in un mondo transculturale, Franco Cesati Editore, 2020, pp. 95-104
[1] Roberta Scorranese, Rettore: “Io trasgressiva? La prima volta fu con mio marito, 44 anni fa. Morandi? Se non sa usare i social, si ritiri”, Corriere della Sera, 05/01/2022.